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martedì 31 gennaio 2012

Sono anti-tecnologica

Tendenzialmente sarei un po’ anti-tecnologica. Non dico che rimpiango il fatto di non poter lavare i panni al fiume, o il lume a gasolio. Anche io come qualunque occidentale non posso prescindere da elettricità e acqua corrente in casa, dal frigorifero, dalla lavatrice, dal ferro da stiro, dal forno – soprattutto quello a microonde – e La Televisione, quasi quasi mi dimenticavo (però non ho la lavastoviglie). Non considero queste cose tecnologia, le considero parte dell’evoluzione della specie, del progresso; sorrido perché è evidente che quello che io non accetto nella tecnologia per molti altri è esattamente evoluzione della specie e progresso, ma tant’è. In ufficio quando Le Ragazze vogliono indicare qualcosa che riguarda la preistoria del computer, qualcosa di estremamente semplice, solitamente dicono: "Lo sa fare anche lei". E si noti che ci sono ancora molte cose che non so fare.
Non mi piace l'esagerazione nell'uso delle cose nate per facilitarci la comunicazione, e che alla fine predominano su qualunque aspetto umano. Non amo l’abuso che vedo della posta elettronica, che è certamente utile per carità, dal punto di vista professionale se non altro, ma anche sotto altri punti di vista, per accorciare tempi e distanze. Tuttavia mai e poi mai una mail sostituirà per me il piacere di una lettera vera, arrivata da un amico, scritta a mano: trovarla nella cassetta, aprirla con il tagliacarte (uso ancora il tagliacarte) e non con un tasto, leggerla e ascoltarla frusciare, e poterla conservare in un cassetto vero, non virtuale. Ma al di là di questo genere di emozioni che ormai saremo rimasti in tre a provare (finiremo per scriverci tra noi), non mi piace che tanta gente ormai non concepisca neanche il fatto di poter comunicare se non per e-mail. Un esempio: chiamo al cellulare una mia Cliente che mi deve dire quanti chilometri ha la sua macchina. Veloce, pratica, questione di lavoro. Lei mi dice: è qua fuori, vado a vedere (e intanto cammina verso la macchina con il cellulare all’orecchio), ecco sono arrivata (vede il contachilometri), e mi dice “mi dai la tua mail che te li scrivo?”. Ma dammeli a voce, siamo al telefono! No no, te li scrivo. Di esempi come questi potrei farne a centinaia. “Mi mandi via mail quanto ti devo pagare?” Te lo sto dicendo (e comunque te l’ho scritto via posta), è un numero di tre cifre senza i decimali, scrivitelo, oppure tienilo a mente…
Potrei dire lo stesso per gli sms, anche questi utilissimi, purchè non se ne abusi. A parte le scene che mi fanno sentire quasi nonna, come si vedono spesso al ristorante: lui-lei tenerissimi-giovanissimi, che passano l’intera serata uno di fronte all’altra mangiando poco e digitando tanto, forsennatamente, senza neanche alzare gli occhi e rivolgersi la parola (mi resta la curiosità se si stanno messaggiando tra di loro o con altri). Apro una parentesi: al Word che sto usando per scrivere non piace la parola “messaggiando”, me l’aveva corretta in “massaggiando”, sono tornata a riscrivere e ribadire, ma è abbastanza buffo, no? Visto il contesto della frase. Anche il mio Word è nonno.
A parte questi eccessi, dicevo, mi vanno benissimo gli sms per avvisare dei ritardi, per le comunicazioni veloci, per i saluti rapidi, cose così. Attenzione, anche per gli Auguri di Natale e compleanno, purchè NON seriali, mi mandano in bestia. Se non riesci a trovare due parole per me, solo per me (18 secondi?), meglio un semplice “Buon Natale”: laconico, ma almeno mi hai pensato. Se qualcuno ci tiene alla mia amicizia, alla mia stima, al mio rispetto, non mi mandi mai un augurio preconfezionato stile copia/incolla. E se non ci tieni alla mia amicizia (stima, rispetto), cosa mi mandi gli Auguri a fare?  Comunque, come ho già detto per Facebook, la facilità di comunicazione tipica di questo tempo porta la gente a credere che si possa/debba comunicare tutto. Ricevo sms del tipo: quando arrivo ti racconto questa cosa. Va bene, me la racconti quando arrivi, c’è bisogno che me lo scrivi? Magari sei alla guida, e per scrivere questa perla di saggezza rischi di schiantarti. Il fatto di avere tanti sms gratis non ti obbliga a doverli consumare per forza.
Ovviamente – si è già capito – io non so usare il T9 e scrivo sms come un bradipo lettera dopo lettera, e in più scrivo come mi hanno insegnato alla scuola elementare, cioè rispettando grammatica e sintassi, ogni cosa al suo posto, soggetto-predicato-complemento, e con la punteggiatura, che mi piace tanto. Così non sono per niente sms, sono lms. L’unica persona che conosco uguale a me in questo è la mia amica di Marrakech (vedere post), infatti solo per salutarci o invitarci a cena ci vogliono settimane. Ma è estremamente piacevole vedere un testo – per quanto piccolo – scritto  bene, come si fa a parlare con quei kstpkv, 6tpm, fnl8! Costa uguale, mi sembra, da 1 a 160 caratteri, mica si paga a tempo. Anche la mia mamma, che è nata nel 1933, scrive sms per me incomprensibili, sono più nonna io di lei. Recentemente ci ha invitato a pranzo via sms spiegandomi chi della famiglia sarebbe stato presente, e che se c’era posto per 5 ci sarebbe stato posto anche per 7: non ci ho capito niente, erano solo sigle, pensavo che avesse sbagliato a digitare. Ho dovuto chiamarla a voce per sentire cosa voleva, e poi mi sono sentita un po’ scema, perché me l’ha spiegato con lo stesso tono con cui me l’avrebbe spiegato mia nipote che ha 12 anni (da lei lo accetto, da mia madre no). Chiederò a mio padre se per caso l’hanno rapita gli alieni e l’hanno riportata giù con il T9 incorporato. Chissà se se ne è accorto, lui con il cellulare è una frana, per fortuna.

lunedì 30 gennaio 2012

Bulimia d'arte

L'arte è una droga, commentavamo l'altra sera. Soprattutto per i non addetti ai lavori, che conseguentemente non riescono a mantenere il giusto distacco; penso per paragone a chi lavora nelle cucine di famosi chef internazionali, mica si ingozza continuamente di prelibatezze, prima o poi impara a considerarle l'oggetto del proprio lavoro e basta, magari si gusta di più una pasta col tonno fatta in casa. Gli addetti ai lavori hanno i contatti giusti, sanno attendere, valutare, e fare sicuramente gli affari migliori (ecco, magari si gustano meno la bellezza delle opere in quanto tali). Per il non addetto, per giunta neofita, è molto più difficile, siamo al limite della frenesia: l'arte ti fa perdere veramente il senso del denaro che hai/non hai, cominci a ragionare con unità di misura base i 1.000 Euro, e non va mica bene se sei una persona normale. Ti trovi senza più un centesimo liquido di quanto ti eri messo da parte in decenni di onorato lavoro, ti riempi di rate e ratine. Diventi bulimico per i quadri, ed è esattamente quello che il presentatore televisivo d'arte vuole (quello cattivo, non i nostri amici buoni): che tu ti abbuffi, che tu stia MALE se non prenoti e qualcun altro prenota al posto tuo.
Quindi una chiacchiera su e via con chi si avvicina al mondo del collezionismo contemporaneo e non ha i miliardi: gran calma, come dicevano i Pitura Freska. Prima è meglio prendersi uno o due annetti (annetti, non mesetti, sottolineo) per osservare. Girare tanti musei - esposizioni permanenti e temporanee, visitare tante Fiere d'arte facendo domande. Guardare tante trasmissioni televisive: non solo quelle belle, che hanno un buon segnale e presentatori professionisti, e sono gradevoli da seguire; bisogna cercare tutte quelle che si riescono a  trovare sul digitale, anche se trasmettono da un sottoscala e chi presenta parla solo dialetto; chiunque può accenderti inaspettatamente una lampadina. Ascoltare tutti i nomi degli artisti, storicizzati e non; cercarli sulle riviste specializzate, su Internet, e verificare chi sono e cosa hanno fatto realmente. Se un presentatore ti dice che il dato artista è "in tutti i musei del mondo" ma non ti mostra esattamente QUALI, probabilmente non è così. Trovare un paio di persone esperte che ispirino fiducia, e farci qualche discorso serio; se sono davvero esperte e di fiducia non lo riterranno mai una perdita di tempo, saranno occasioni di reciproco arricchimento (non avete neanche idea degli spunti, dei diversi punti di vista che un neofita appassionato e impulsivo può dare ad un esperto ormai già "inquadrato", e se non è in grado di ammetterlo o non è così esperto o non è di fiducia).
E' vero, le opere d'arte non sono giacche o cappotti: se ne perdi una che ti ispirava tanto non puoi chiedere che te ne tirino fuori una uguale, magari di un'altra taglia. Ma non è detto che perdere qualcosa non sia l'inizio dell'attesa di qualcosa di meglio. Poi, fondamentale, è che sempre e comunque si acquistino cose che PIACCIONO. Poichè è evidente che i tempi dell'arte sono lunghi, lunghissimi, per lo meno ci si gusta l'occhio in attesa di lasciare chissà quale eredità a figli e nipoti (e non è mica garantito a ceralacca che l'eredità sempre ci sia, anzi). Vero è che la diffusione di Internet, parlo degli ultimi 20 anni, ha compresso molto i tempi di qualunque maturazione artistica; una volta dovevano passare 30-40 anni perchè un artista si storicizzasse, tramite mostre, esposizioni, cataloghi, archivi eccetera. Adesso è tutto molto più rapido, ma come è rapida l'ascesa può essere rapida anche la caduta. In ogni caso mai pensare che, se compriamo un quadro oggi, la prossima settimana valga già il 50% in più: se fosse davvero così, il gallerista se lo terrebbe (cos'è, deficiente?). Comprare i quadri sperando di venderli bene tra molti anni (io penso a circa 20, quando andrò in pensione), e intanto comprarli per goderseli.
La bulimia è il paragone giusto, perchè dopo le abbuffate arriva sempre la nausea. Se ci si abbuffa d'arte senza riflettere prima o poi si perde anche il piacere che dà: il piacere di cercare, di trovare, di verificare, di corteggiare, di avere finalmente. Ed è un piacere impareggiabile. 

domenica 29 gennaio 2012

Pizza con una persona speciale

Ieri sera abbiamo avuto ospite a cena Riccardo Sandonà, direttamente dalla Galleria Vecchiato a casa nostra, in maglioncino verde. Ammetto che ero un po' intimorita dalla cosa, perchè negli ultimi tempi la mia vita sociale si è ridotta praticamente a zero (vuoi per il lavoro che mi impegna e mi stanca sempre più, vuoi per l'età che avanza, mica ho più il fisico di una volta - comunque mai avuto il fisico da gran nottata, io Grande Orso) e temevo che Riccardo, dopo vari mesi in cui non ci eravamo visti e sentiti, si annoiasse un po'. Invece è stata una serata piacevolissima, come sempre Riccardo è presenza garbata e gradevole. Tra l'altro finiamo sempre per chiacchierare di tutto ciò che riguarda stili, forme e modi di "comunicare" (quali parole colpiscono quel tipo di persona, quali movimenti attirano quell'altro tipo), argomento che a quanto pare affascina entrambi, soprattutto se calato nei nostri rispettivi lavori che hanno in comune il fatto di "vendere" qualcosa (io assicurazioni, lui arte), qualcosa di molto diverso ma accomunato dalla passione con cui ognuno di noi affronta le esigenze del proprio Cliente - entrambi lavoriamo molto di "pancia". E poi è preparato, corretto, mai eccessivo o fuori posto neanche quando si fa la battuta o si ride. Certo, ora lui è diventato quasi un personaggio pubblico grazie alle dirette televisive, si è affinato parecchio e a me piace un sacco vedere come ha modificato toni, atteggiamenti, gesti, pur restando una meraviglia di spontaneità (il sorriso ti tradisce, Riccardo).
Io e mio marito lo stimiamo come professionista e come persona, l'abbiamo sempre trovato particolarmente maturo e interessante per la sua giovane età, frase che detta così sembra abbastanza banale. Fa parte del ciclo della vita considerare le persone più giovani di noi istintivamente meno preparate, meno credibili, più acerbe; ricordo quando ho cominciato a lavorare, quanto mi sentivo preparata e sveglia (e lo ero), eppure non mi filava nessuno, e quanto mi seccava vedere che i Clienti non si fidavano di quello che io dicevo chiedendo sempre conferma all'allora Capufficio o all'allora Agente (anche su argomenti totalmente di mio appannaggio!). Pensavo "lasciate spazio al nuovo che avanza, disgraziati", e invece niente. Poi, da una certa età in poi, improvvisamente e senza che nulla nella mia preparazione, nel mio modo di esprimermi ed esporre, di presentarmi e di interagire, cambiasse... sono diventata qualcuno da ascoltare e di cui fidarsi, e sì che adesso sono estremamente meno disponibile ai perditempo di quando avevo vent'anni in meno. Cose inspiegabili ma reali.
Bene; Riccardo è giovane, si vede dall'aspetto, dalla passione che mette nelle cose e nei discorsi, da come gli brillano gli occhi quando parla d'arte (rispetto ad altri presentatori più "scafati" ma fastidiosamente finti), ma non per questo ispira meno fiducia, non per questo ti dà l'idea dello "sbarbino". Insomma, sempre bei discorsi con lui (chi passa per Padova non si lasci scappare l'occasione e faccia un salto da Vecchiato). Interessante è proprio la parola giusta.

sabato 28 gennaio 2012

Liberalizzazioni RCA - rospo

Un'ultima riflessione circa questo articolo 34 del Decreto Liberalizzazioni che mi si è letteralmente fermato sullo stomaco. Io sono iscritta alla Sezione A del Registro Unico degli Intermediari (per gli amici RUI), spiego per i non addetti ai lavori: è il Registro che ha sostituito il vecchio "Albo Agenti", e che raccoglie tutti i nominativi di coloro (persone fisiche e giuridiche) sono autorizzati a vendere assicurazioni. Agenti, Brokers, Subagenti e così via, con indicazione di luogo/data di nascita, nominativi delle Compagnie per cui operiamo, indirizzi delle nostre Agenzie. Il fatto di essere iscritti dimostra di avere tutte le carte in regola, sia dal punto di vista della "professionalità" (conosciamo i prodotti, facciamo continua formazione, ci impegniamo a seguire determinate norme di trasparenza in ogni situazione eccetera), sia dell'onestà, visto che sono dati incrociabili dall'Agenzia delle Entrate e quindi coloro che lavoravano in nero prima dell'avvento del RUI (molti Subagenti e segnalatori, ad esempio) ora non possono più farlo, o per lo meno il rischio di essere beccati è molto alto.
Il RUI è operativo dal Febbraio 2007, all'epoca io mi ero letta e riletta bene tutto quello che lo riguardava (principalmente il Regolamento n. 5/2006 dell'Isvap), ora scrivendo di getto vado un po' a memoria, ma mi risulta che siano previste sanzioni abbastanza pesanti per un Agente iscritto alla Sezione A che procacci affari di assicurazione per una Compagnia che NON sia tra quelle dallo stesso dichiarate. Il che è abbastanza logico, altrimenti va a cadere tutto il presupposto di utilità e valenza del RUI stesso per i Signor Consumatore che tutti stanno difendendo a spada tratta manco fosse un cerebroleso totale (mi sa che spesso il Signor Consumatore è un gran furbetto, altro che, ci sono volte in Agenzia in cui avremmo bisogno noi addetti ai lavori di essere difesi...). Il Consumatore può verificare dal sito dell'Isvap che io esisto (può anche vedere quanti anni ho, e questo vezzosamente come donna mi secca anche), può verificare che lavoro effettivamente per quella Compagnia e quindi potenzialmente non gli rifilo Polizze false e così via.
Qualcuno mi spieghi! L'Isvap mi sanziona se opero per Compagnie che non ho dichiarato. Ma in base all'articolo 34 del Decreto Cresci-Italia (no comment sul nome) sempre lo stesso Isvap mi può far fallire dall'oggi al domani con una multa allucinante se io non fornisco al mio Cliente-Consumatore due preventivi RCA oltre al mio. E non si parla solo di "prezzo": devo fornirgli spiegazioni circa le Condizioni generali e particolari, le rivalse, gli scoperti. Quindi a tutti gli effetti in quel momento opererei per altre Compagnie. O no?
Concludo perchè la bile travasa, se penso che siamo in mano a gente che legifera senza sapere di cosa sta parlando, ti cambiano la vita in un amen senza neanche informarsi (a me? E ai poveracci delle pensioni...), ma prima sputo un altro rospo che mi gorgoglia in gola: una cosa buona c'è in questo articolo 34. Si comincia a riconoscere - da lontano, senza urlarlo - che io come professionista valgo, perchè c'è bisogno di me per illustrare al Consumatore le varie Polizze. Perchè diciamolo finalmente, non è solo una questione di prezzo, bisogna leggersi bene le Condizioni, tutte. Conoscere il linguaggio. Avere "il polso" del settore. Non basta un clic sul "più basso". Allora qualcuno mi spieghi di nuovo! Se questo è vero (ED E' VERO!!) perchè i media - tutti, tutti, tutti - tormentano i Consumatori dicendo di bypassare gli intermediari assicurandosi via telefono o Internet, tanto è tutto uguale solo che ti costa molto meno? Chi ha la mia età si ricorda sicuramente del cane Muttley nei cartoni animati delle "Macchine volanti": dammi la medaglia, voglio la medaglia. A questo ci ridurremo noi: dammi la parcella, voglio la parcella. E si aprirà tutto un altro mondo, inquietante secondo me.

giovedì 26 gennaio 2012

Liberalizzazioni RCA - seconda parte

Ordunque chi doveva deliberare ha deliberato, chi doveva firmare ha firmato, chi doveva pubblicare ha pubblicato. Presto prestissimo per carità, con effetto da subito, mica dalla prossima legislatura come hanno fatto per le loro indennità. La multa se non ottempero a quanto imposto, sempre per la cronaca, non sarà di 10.000 Euro ma di minimo 50.000 e massimo 100.000, quindi nel caso le impiegate a spasso saranno due, non una (ufficialmente la multa è a carico della Compagnia, ma l’Agente ne risponde in solido, neanche avessimo lo stesso patrimonio).
Me lo sono letto, chiaramente solo nelle parti che mi riguardano come intermediario, non per ciò che riguarda la sola Compagnia o gli altri settori (anche se ho sbirciato su cose interessanti e da commentare più avanti: ho capito male o le imprese che avanzano soldi dallo Stato potranno essere pagate in BOT? Che idea, devo dirlo anch’io alle mie ragazze: invece dello stipendio vi pago una bella Polizza Vita, sempre soldi sono. Chissà se il panificio te la accetta in cambio del pane).  
Allora, non sono obbligata a rappresentare più Compagnie; sono obbligata però a rilasciare, oltre al mio preventivo, anche e almeno altri due preventivi di Compagnie concorrenti e non facenti parte del mio stesso Gruppo assicurativo (se continuano a fondersi tra loro come ghiaccioli al sole, comunque, tra un paio d'anni non ci sarà più molta scelta...). Denunciatemi, radiatemi, additatemi, definitemi con i peggiori epiteti, ma per me è l'ennesima "boiata pazzesca". Se il fine è quello di far risparmiare davvero la gente non serve a niente, anche un poppante aggirerebbe l'ostacolo. Come già successo per altre norme simili, servirà esclusivamente a "far cassa" per l'Isvap con le multe (a 50.000 Euro minimo a botta, hai voglia!!), che prevedo si scateneranno da subito, visto che il Decreto è già operativo, quindi in teoria già dal giorno 25 ogni Polizza emessa dovrebbe riportare la dicitura sottoscritta dal Cliente di aver preso visione di altri due preventivi. E' evidente che solo per aggiornare il software delle Agenzie che permette le stampe delle Polizze le Compagnie ci metteranno qualche giorno, e sferzando a morte i propri informatici con turni doppi di lavoro. Ma è ovvio, la nostra cara azienda-Italia che non è in grado di mettere in piedi un sito Internet in 6 anni con un budget di 46 milioni di Euro, che ci mette mesi o anni per far arrivare una carta da qua a là (rimborsare le eccedenze Irpef, assegnare un appalto, costruire una strada, organizzare la raccolta differenziata), pretende da qualunque azienda privata - anche di considerevoli dimensioni, quindi non snella e con ovvi iter procedurali - la velocità della luce. E te lo maschera dietro al bene dei consumatori, mentre già si frega le mani pensando alle prossime entrate... cara gente mia, Isvap sta per "istituto STATALE di vigilanza eccetera": capito dove vanno a finire i soldi delle multe? 
Vedo comunque con gioia che se ne sono accorti più o meno tutti, la rete è piena di commenti negativi da parte di associazioni di consumatori, legali, blogger e via dicendo; tutti scuotono il capo chiedendosi chi può aver avuto tale pensata risolutiva, tranne uno. Ho beccato un sito in cui scrive un sedicente consulente finanziario che per pietà non citerò, e anche per mio dubbio, perchè mi sa tanto che sia fasullo, e che nasconda in realtà interventi pro-governo fatti a pagamento dallo stesso governo. Sappiamo che succede con le aziende private (blogger pagati per parlare bene o male di determinati prodotti, addirittura propri dipendenti pagati esclusivamente per inserirsi nei forum e punzecchiare le discussioni in favore o contro di prodotti, marchi e/o servizi), perchè non dovrebbe succedere con lo Stato? Questo "signore" si dice soddisfatto del Decreto perchè finalmente con i tre preventivi il consumatore avrà una possibilità di scelta più ampia, "con evidente risparmio di tempo ed energie". Oh, Signore. Siamo alla demenza senile. A parte il fatto che non è vero niente perchè io assicuratore posso "manovrarle" a mio piacimento, le tre offerte, mi chiedo: ma che cavolo vuole da me il tuo "consumatore"? Voler spendere meno (io mi permetto di dire "spendere meglio", perchè non sempre "meno" significa "bene") è un suo diritto e nessuno glielo toglie, ma vorrà girare, cercare, confrontare o vuole anche trovare la pappa pronta? Vuoi venire da me e sapere i prezzi degli altri... perchè ti secca perdere tempo?!? Ma mica te l'ha ordinato il dottore di cambiare Compagnia, se ti va di farlo prenditi almeno la briga di fare qualche ricerchetta! E se ti fidi di me e della ricerca che ti faccio io... allora tanto vale che tu ti fidi di me anche se ti propongo un'offerta sola, perchè ti devi fidare di ME (e del fatto che ti assisterò sempre, senza considerare i 20 Euro in più o in meno). Visto che per me non è un passatempo ma un lavoro, con il quale guadagno il pane quotidiano per me, per la mia famiglia, e per le mie impiegate, non posso assolutamente permettermi di perdere ORE (perchè se fai bene una vera consulenza parliamo di ORE) per poi dirti: ma guarda, vai là e chiedi questo, questo e questo, falla così e ti costa il 10% in meno. Potrò farlo solo quando qualcuno mi pagherà uno stipendio fisso, non una provvigione. Oppure una parcella sulla consulenza, caro il mio broker soddisfatto, indipendentemente dalla conclusione del contratto. Ho fatto rima.
Vorrei tanto fare una Candid camera del tipo: entro in un Concessionario BMW e mi incazzo se non mi propongono anche una Citroen, perchè mi piacciono tanto le BMW ma voglio spendere meno, e non ho voglia di cercare un Concessionario Citroen. Non capisco se il tutto tende a proteggere il consumatore, o a disorientarlo un po' per poterlo poi fregare meglio, perchè lì si finirà, purtroppo. Gli assicuratori onesti continueranno a lavorare onestamente e con passione, gli altri no.  

Liberalizzazioni RCA - prima parte

Per la cronaca, questo post l'avevo scritto qualche giorno fa, perchè come già raccontato io scrivo quando ho modo e tempo, e poi  posto una volta al giorno per il mio impegno quaresimale. Il nuovo Decreto sulle liberalizzazioni era ancora nell’aria, e le mie impressioni si basavano sulle prime fughe di notizie lette in Internet. Quindi è un post già superato da quanto effettivamente pubblicato il giorno 24. Allora intanto lo posto qui come prima parte, ma già sarei un po' sull'arrabbiato andante e quindi scriverò subito qualcos'altro da postare di seguito, e al limite il settimo giorno riposerò.

I miei assicurati sono bravissimi, si informano sempre con cortesia e competenza; già in quattro sono passati a chiedermi cosa succederà adesso alla RC Auto con il nuovo Decreto sulle liberalizzazioni, e io non posso far altro che rispondere che non lo so, attenderò com’è normale che la Compagnia che rappresento mi dia istruzioni “ufficiali”. Anche se sono sinceramente un po’ stufa e demotivata da tutta la gente che va a metter mano a cose di cui sa poco o nulla, creando solo gran confusione (già avevamo avuto Bersani nel 2007, adesso questi). Pare – e ripeto PARE – che io sarò tenuta ogni volta che rilascio un preventivo RCA a rilasciare anche almeno altri due preventivi della Concorrenza. Non mi è chiara una cosa: basta che vada su Internet e tiri giù due preventivi a caso o dovrò avere realmente il mandato da queste due? Perché sono cose ben diverse, lo capisce anche mio nipote che fa la quinta elementare (mi sa anche l’altro nipote che fa la seconda, se gli faccio degli esempi semplici). Nel primo caso basta che io abbia una connessione Internet, e magari mi procuri uno di quei meravigliosi software a pagamento che – inserendo i dati (età/sesso/residenza/professione del Cliente, specifiche tecniche dell’auto, massimali richiesti, classe di merito eccetera) – tirano fuori in tempo reale la comparazione tariffaria non di tre, ma di quante Compagnie si vuole. Ovviamente rigorosamente “a tariffa”, vale a dire senza un centesimo di quello che può essere lo sconto commerciale applicato dall’Agenzia (noi in questo periodo siamo un po’ a secco, ma vedo in giro preventivi con numeroni tipo -40%, -50% eccetera). Quindi trova il tempo che trova. E ovviamente io monomandatario ne farò vedere al potenziale Cliente due a caso scelti tra quelli più cari di me, mica sono scema! O i Geni arrivati da poco pensano che dopo aver perso un’ora per fare una buona consulenza di base sulla RC Auto (con evidenziazione delle rivalse, spiegazione delle varie clausole) io dica a chi ho davanti: “Guardi però adesso vada pure da quella Compagnia lì che sta all’angolo perché le fa spendere meno, tanto io ho assunto tutte persone che lavorano per beneficenza e a fine mese non le devo mica pagare”?
Oppure potrebbe avvicinarsi lo scenario in cui io sarò “obbligata” a diventare plurimandatario (lo metto tra virgolette perché non ci credo, ho la Partita IVA e tutti i rischi d’impresa a mio carico, pago le tasse fino all’ultimo centesimo, voglio proprio vedere CHI si arroga il diritto di OBBLIGARMI a fare qualcosa a casa mia… allora mettetemi a libro paga, garantitemi posto e stipendio, ferie e malattia,  e io faccio assolutamente e con la massima dedizione quello che volete voi). Il che non è per niente cosa sbagliata di fondo (solo un vero plurimandato, esteso a tutti, creerebbe vera concorrenza), solo che per molti è impraticabile, per i costi che comporta – informatici, di personale, di ufficio.  Se dovessi prendere altri mandati adesso probabilmente per me sarebbe meno suicida chiudere baracca e burattini, così poi invece di far girare l’economia ci ritroviamo a spasso in cinque.
Hanno parlato anche di multe salate (ho capito bene? Euro 10.000,00 se non rilascio il triplo preventivo? No, devo aver capito male…). In un Paese dove chi stupra esce dal carcere per errori di forma, dove chi evade le tasse non viene mai beccato, dove certi delinquenti e certi corrotti possono sedere in Parlamento, mi salassano perché non rilascio tre preventivi??? E’ evidente che non ne rilascerò ufficialmente manco uno: te lo dico a voce, tu arrangiati e se viene fuori qualcosa nego tutto. Ha detto bene un mio caro Cliente, semplice ma diretto: sono capace anche da solo di andare a chiedere preventivi in tre diversi uffici, cosa si risolve così? Anzi, lui è pensionato, ha anche voglia e tempo di chiacchierare un po' ogni giorno con tante diverse signorine gentili e carine.
Personalissimo parere, che ripeto come una litania da anni anni e anni (dopo Bersani ho anche aggiunto il solfeggio): non risolveremo mai niente in questo modo! Poiché la RC Auto è obbligatoria per antica legge salica, ed è concepita da tutti – volenti o nolenti – come una TASSA (vi dicono niente le paroline “canone RAI”?), la soluzione è tornare indietro, e renderla nuovamente ministeriale. Decisa a monte (ops, di questi tempi i monti è meglio non nominarli). Uguale - a seconda dei parametri del Cliente - per TUTTE le Compagnie (o forse chi paga tasse tramite Equitalia ha aliquote diverse da chi le paga con Italriscossioni?). Poi le Signore Compagnie se la devono necessariamente giocare su tutto il resto: i rischi accessori all’auto (Incendio/Furto eccetera), le Polizze Vita, Infortuni, Malattie, Abitazioni, per non parlare di tutte le Polizze rivolte alle Aziende: RCT/O, Incendio, Cauzioni (anche queste, eh, che mica vengono fatte tanto facilmente dalle Compagnucole che fanno pagare la RCA a metà, ma quando servono servono eccome) eccetera. Devono giocarsela sul SERVIZIO, fondamentale tanto quanto dimenticato quando si vuole ridurre tutto a “spendere meno”.
Oppure altra proposta: via la RC dalla targa, tanto ormai (soprattutto dal 2007 in poi) il bonus/malus non ha più alcun valore (l’ho già detto, no? Siamo tutti in CU 1, tutti conviventi con tutti, un Paese di promiscui dissoluti). Se mi piacciono le macchine io posso possederne anche 50, ma sempre una e solo una alla volta ne guiderò. E allora facciamo una RCA “simbolica” per ogni targa (va bene 30 Euro?), giusto per il rischio statico come fosse una roulotte, giusto per quella volta ogni tre vite che mi dimentico di tirare il freno a mano quando la lascio in sosta in pendenza. Ma andiamo ad assicurare la RC delle PATENTI, cioè di chi FISICAMENTE e PRATICAMENTE causa il danno. Così se c’è la allegra signora (che da me ha nome e cognome) che causa tre sinistri all’anno ma con tre auto diverse (la sua, quella del marito e quella del figlio) invece di mandare in malus tre auto e continuare a guidare come niente fosse… voglio vedere se ti faccio pagare 8.000 Euro di RCA all’anno se non impari finalmente a guidare oppure è la volta che usi la bicicletta, visto che sei un pericolo pubblico! Vale anche per lo sprintoso diciottenne che vuole fare colpo sulla fidanzata. In questo modo smetteremmo la farsa della mutualità che in Italia non può esistere, e davvero potremmo far pagare POCO, pochissimo a quelli che non causano incidenti, mentre quelli che non sanno guidare o imparano a farlo o pagano TANTO, tantissimo, o smettono. Per una volta, una volta sola in Italia può pagare chi sbaglia, e non tutti, e non il solito Pantalone, mentre a chi sbaglia non succede niente?   
Datemi pure 10.000 Euro di multa, vedrete come vola subito in strada una delle mie povere impiegate (o pensate che io li fabbrichi di notte, i soldi?), così avremo una persona senza lavoro, le RCA comunque care, ma avremo pagato una parcella da due ore di consulenza a qualche mega-Studio romano che ha avuto questa bella pensata.

mercoledì 25 gennaio 2012

Marrakech

Tutti i viaggetti fatti negli ultimi anni fuori dall’Italia mi hanno sempre visto in compagnia della mia dolce metà, tranne uno. A Marrakech sono andata con una carissima amica, perché mio marito si era rifiutato in partenza, adducendo le scuse più strane: “E’ pieno di arabi”; beh sì marocchini in effetti, ma mica puoi mandarli via da casa loro. “Ci sono troppi odori forti”; assolutamente, fa parte del suo fascino, dimmi che non ci vuoi venire così facciamo prima e mi cerco un altro compagno di viaggio. Una compagna, in questo caso, una splendida compagna di viaggio perché sotto questo aspetto abbiamo scoperto di intenderci a meraviglia nonostante le nostre diversità. Una compagna che, come me, non ama i divertimenti notturni e mondani, perché a Marrakech non ci vai di certo per ballare tutta la notte, quanto per dormire, di notte, e poterti alzare presto e girarla quando ancora il freddo punge, e per le vie della Medina non c’è ancora la bolgia e puoi respirare i famosi “odori” senza l’oppressione del caldo che arriva poi, e che te li mischia tutti rendendoli in effetti un po’ fastidiosi al naso di un italiano. Una compagna assolutamente felice di dormire in un riad all’interno della Medina, perché non ha senso andare in un posto come Marrakech per starne fuori, in un albergo all’occidentale, bisogna immergersi nei loro usi e costumi, e lasciare che ti coccolino con il rito del the, e che ti preparino le loro pietanze. Una compagna con cui dividere lo stupore per le meraviglie dell’arte islamica (musei, tombe, scuole coraniche), snobbando un po’ i giardini Majorelle o la Piazza Jemaa El-Fna, vale a dire i luoghi in cui tutte le Guide del mondo vogliono che tu vada, ma che non ci hanno trasmesso niente che non fosse solo puro “turismo”. Anche i bambini non sanno dirti altro, ti ci spingono costantemente: “la place, la place!”, perché anche quel rito ci siamo fatte (perderci nel suq, nonostante le piantine), abbiamo distribuito soldini a mezza infanzia locale prima di impuntarci “adesso basta soldi bambino, non me ne frega un cavolo della tua piazza, o mi fai andare dove voglio io o levati dai piedi, tanto gira e rigira prima o poi ci arrivo lo stesso”. Per non parlare del rito dei tappeti, perché non puoi comprare un tappeto e basta, devi fare tutto il percorso con tanto di the e pasticcini, lei che mercanteggiava fino al mal di testa (del resto o così o si offendono) e io estasiata di fronte a tanta capacità: vi assumo tutti! La logica di base è impressionante: “dici quale piace di più – fai un prezzo giusto – adesso che piace e hai fatto prezzo giusto allora compri”. Da provare: “dici quale assicurazione ti serve – dici quanto vuoi spendere – adesso che hai visto che serve e trovato premio giusto allora firma”.
E’ stato un bene, tra l’altro, essere andate in due donne, così volenti o nolenti ci prendevano sul serio (la carta di credito ha sempre un certo appeal); se fossi andata con mio marito non mi avrebbero degnata di uno sguardo ed avrebbero parlato solo con lui, nei negozi, perché così fanno. Io invece “gradirei una maggiore deferenza” (altra citazione cinematografica). Ho trovato un mercante un po’ laido ma molto sveglio che ha capito subito: Aziz, metti via tutte queste schifezze da turisti (collanine, bicchierini, pietre, lampade) e fammi vedere la roba bella davvero. Fuori dal caos ho visto di quelle cose da fuori di testa: frontoni intagliati per porte presi chissà dove, immense specchiere decorate, ceramiche, gioielli… E poi giù gran complimenti, lei la “araba” (piccolina e minuta, ha la pelle olivastra, capelli e occhi scuri) e io invece la “berbera” (perché sono più morbida, con la pelle assolutamente lattea e gli occhi verdi).
Porterò nel cuore per sempre l’emozione di un momento sospeso nel tempo: io e la mia amica, di sera, mentre già calava nuovamente il fresco, sedute nel giardino sul tetto del nostro riad, a piluccare datteri, anacardi ed albicocche ed annusare, respirare, perdere lo sguardo tra i loro rumori (perché Marrakech mi ha fatto un po’ questo strano effetto sensoriale: vedi gli odori, annusi i rumori) parlando di fede. Proprio così, di fede. La mia, ovviamente, perché lei è rigorosamente atea. Ed avendo perso per una grave malattia una sorella (anzi LA sorella, l’unica, a cui era legatissima, come una cosa sola) l’elaborazione del lutto è stata lunga e molto dolorosa, perché per lei sua sorella non esiste più, finita, polvere, stop. Ed io che, inebriata dai tre giorni vissuti lì, con le nenie dei muezzin nelle orecchie (mica le urlano davvero, sono registrate, e crepitano anche un pochino), io che cercavo di convincerla che non è così, lei esiste, esiste, esiste! E’ qui adesso, mentre parli di lei, anzi è con te OGNI volta che parli di lei a qualcuno, ti protegge e ti sta vicino, e quando toccherà a te morire sarà la prima che vedrai, e che ti accompagnerà di là. La vita eterna esiste, non posso non crederci. Come si fa a non essere cattolici? Non è perché mi ci hanno cresciuto, è proprio perché non posso non esserlo. Anche per mio interesse ed egoismo: si vive meglio da cattolici, contrariamente a quanto si pensi. Ho la fortuna di avere Qualcuno che, quando proprio ce l’ho messa tutta e non so cos’altro fare (dai tempi della scuola, al lavoro, alla famiglia, a tutto), lascio che faccia Lui e fa sempre tutto e bene. Come mi sarebbe possibile vivere in serenità quello sputo di vita su questa terra (se va bene 70-80 anni? Cosa sono?) con tutti i casini che una vita adulta comporta, se non fossi assolutamente convinta che poi ci sarà un periodo eterno e senza casini?  
Comunque, tra una lacrima e l’altra – perché ci si commuove sempre, io e lei, quando si parla di queste cose – abbiamo fatto una scommessa tra noi: quando moriremo (e lei riabbraccerà la sorella) dovrà pubblicamente ammettere che avevo ragione, con deferenza. Tanto ho ragione.

martedì 24 gennaio 2012

Psicologia dei maleducati

Alla fin fine, io riconduco sempre tutto all’educazione (che poi significa anche rispetto e coerenza); quella cerco nelle persone, e quando la trovo, uno può anche non essere d’accordo con me su niente, ma gli vorrò lo stesso un gran bene, e mi scannerò per difenderlo sempre e comunque. Il mondo ormai è popolato solo da maleducati, che tristezza. Che a loro volta io dividerei i due macro-categorie: i maleducati fuori e i maleducati dentro. Il maleducato fuori è sostanzialmente stupido e pigro, più che realmente maleducato (abbondanza estrema di stupidi e pigri, in ogni caso). Quando abbiamo cambiato casa due anni fa siamo andati ad abitare in uno di quei tipici quartierini nei quartieri che adesso vanno molto di moda tra i costruttori: piazzetta, casette a schiera, due-tre piccoli condomini, parco con giochi, parcheggio. Tutto nuovo, tutto fresco, e tutto ZOZZO. Cartacce ovunque, bucce, fazzoletti eccetera. Ricordo ancora che mio marito ogni mattina guardava fuori ed era sul punto di piangere, io e lui siamo eufemisticamente un po’ maniaci dell’ordine e della pulizia, per fortuna che ci siamo trovati altrimenti sarebbe stato un supplizio per entrambi stare con chiunque altro. Chi ci prende in giro bonariamente definisce la nostra casa “il museo”, e mica per i quadri che sono arrivati solo nell’ultimo anno, anno e mezzo, era museo anche prima. Del resto sono cavoli nostri, se ci piace così. Non costringo nessuno a mettersi le ciabattine prima di entrare, semplicemente evito di invitare gente a cui piace la casa “vissuta”. E’ un alibi infido.
Ebbene, sono passati due anni, e adesso il quartierino nel quartiere è tendenzialmente bello pulito. Perché mio marito raccoglie le carte da terra, riordina le isole ecologiche, spazza le foglie quando sono troppe eccetera eccetera. E il maleducato fuori, quando vede tutto pulito, NON sporca. Perché è solo pigro, lui sa che è più giusto cacciarsi in tasca il fazzoletto di carta fino a quando arriva al cestino (cioè per tre metri), ma se per terra ne vede altri tutto sommato lo butta e non si sente in colpa, tanto non è mica il SUO fazzoletto che sporca, è l’insieme. Il maleducato fuori lo puoi condurre idealmente per manina, lui e le sue coppette di gelato, i suoi cartoni di pizza da asporto, i suoi giornali (lui non sa cosa succede ad un giornale lasciato lì quando arriva la giornata di vento). Poi tra i maleducati fuori ci sono i casi limite (i casi umani-limite), tipo la signora che non raccoglie la cacca del suo cane ma sa che è brutto vederla lì, allora la copre cortesemente con un fazzolettino, così mio marito vede un fazzolettino per terra, lo afferra per buttarlo via… e sono già due volte che ci rimettiamo i guanti (e per fortuna che usa i guanti, quando va a cartacce). Farebbe la gioia di Unabomber, taci che non è più in attività. Oppure quelli più bravini ancora che fanno la raccolta differenziata, e buttano nel contenitore Carta dell’isola ecologica del condominio gli scatoloni INTERI, così ce ne stanno due ed è già pieno. E la carta delle altre 11 famiglie dove me la metto?  O si tengono i sacchi pieni di plastica e vetro in casa e li portano fuori appena i bidoni sono stati svuotati. Geniali, così abbiamo sempre l’isola strapiena. Se sai che la svuotano il venerdì mattina porta fuori tutto giovedì sera: sarà brutto da vedere per una notte, ma poi ci rimettiamo in pari, no? Se fai al modo tuo sembra quasi che tu prenda in giro l’operatore. Appena passa e gira l’angolo, zac! Tre sacchi. Candid camera. Dicevo, pigri e stupidi (uno, l’altro, o entrambi).
Poi però arriva il maleducato dentro, quello che proprio non c’è verso, anche in un museo vero butterebbe per terra la coppetta del gelato (altro che raccolta differenziata). Il fazzoletto di carta, su un marciapiede intonso. Come gli animali della savana che marcano il territorio con la pipì (animali, appunto). Pssst, la plastichina della rivista. Il gadget della rivista, se non gli è piaciuto. La lattina di birra o di Fanta, vuota o piena non importa. Il pacchetto delle sigarette. Le cicche delle sigarette. Adesso io capisco le cicche, di certo non ti puoi cacciare in tasca il mozzicone (acceso perché brucia, spento perché sporca), anche se pare che in Alto Adige multino chi le butta in terra (che terra meravigliosa! Che Eden! Peccato che io soffra il freddo altrimenti mi sarei buttata a pesce ad imparare il tedesco). Ma il pacchetto! Attorno al nostro parcheggio ci sono tre dico tre cestini messi a disposizione dal Comune, perché tu bastardo fumatore di Marlboro Gold OGNI MATTINA lasci il pacchetto finito per terra? Chi sei? Fatti riconoscere! I fumatori sono una categoria d’eccellenza tra i maleducati dentro. Butta via ogni giorno 5 Euro (o quello che è: quanto costa un pacchetto di Marlboro?) tanto sono soldi tuoi – non ti lamentare della crisi, poi, magari ne costasse 50, un pacchetto; corroditi i polmoni (i denti, la pelle, i capelli) tanto anche quelli sono tuoi. Ma perché per il tuo vizio costringi a fumare indirettamente chi ti sta vicino? Io ho avuto un solo fidanzato fumatore, e non mi è stato possibile ripetere l’esperienza; avete la più pallida idea di cosa significhi baciare uno che fuma? Volete provare a leccare lentamente, molto lentamente, un posacenere usato? Non è pigro, non è stupido. Fa solo schifo.

lunedì 23 gennaio 2012

Burocrazia per extracomunitari

Ho rivisto "Una moglie bellissima" di Leonardo Pieraccioni, con quella scena fantastica di lui che cerca di spiegare cos'è l'ICI ai seychellesi.
Anche noi in Agenzia abbiamo svariati aneddoti simili, perchè per un extracomunitario l'Italia è davvero un paese pazzesco; un paese ricco, bello, che ti accoglie e ti dà un lavoro stabile con cui pagarti l'affitto (in una fabbrica maleodorante il più delle volte, ma tu lo vedi come un lavoro sicuro anche se sei laureato in Senegal, non come i tuoi coetanei italiani che solo perchè sanno usare Internet o Direttore Generale o niente), ma dove è tutto complicatissimo: da rinnovare la patente a comprare una macchina usata, da aprire un'attività a farsi curare. E soprattutto, un Paese dove devi rispettare le regole, ma solo se vuoi, perchè in realtà se non lo fai non ti succederà mai niente. In Agenzia da me cerchiamo di essere tutti gentili e comprensivi con questi poveracci lontani da casa, che compiono sforzi sovrumani per imparare la nostra lingua, i nostri usi e costumi (tra l'altro forse siamo stati anche particolarmente fortunati, perchè i "nostri" extracomunitari sono tutti bravi, integratissimi, lavoratori e rompono le scatole infinitamente meno dei nostrani); spesso finiamo per occuparci di cose che non c'entrano niente con l'assicurazione pur di dare una mano. "Fai sempre agli altri quello che vorresti fosse fatto a te", così mi hanno cresciuto, e vuoi mai che un domani io capiti chissà dove in Cina o in Africa parlando male o niente la loro lingua, e debba assolutamente vedere un appartamento o fissare una visita medica. Dio sa quanto avrò bisogno di un aiuto da qualcuno del posto, in quel momento.
Qualche piccolo esempio:
1) Come spiegare ad un giovane senegalese che non è sufficiente firmare il passaggio di proprietà dell'auto in Comune, ma va fatta la trascrizione al Pubblico Registro Automobilistico? Cosa può significare ai suoi orecchi la parola "trascrizione al PRA", quando io stessa non riesco a spiegarmi a cosa serva il PRA (tranne a dare lavoro a un po' di gente che ha votato altra gente), come la rivista Quattroruote sottolinea ormai da decenni. Poniamo poi che l'auto che ha comprato sia gravata da un fermo amministrativo, scritto chiaramente sul fronte del CDP, ma lui non lo sa perchè l'ha comprata da un privato che non gli ha detto niente. Questo ha la macchina sotto casa e non vede l'ora di usarla (anche perchè andare a lavorare in bicicletta a 3 gradi sotto zero non è piacevole) e tu gli devi dire che no, l'assicurazione non gliela fai. Non è semplice, non è semplice. Poi fortunatamente lui si fida, va al PRA a verificare e torna anche a ringraziarti.
2) Mi è capitato in ufficio un signore moldavo per un preventivo, secondo lui alla fine troppo alto. Mi ha chiesto senza troppi giri di parole quanto gli veniva a costare la Polizza se la comprava finta; io ho cercato di fargli capire che non si può, che è illegale, ma lui ha capito solo che IO non le vendo finte, e che se la voleva finta doveva trovarsi un altro "fornitore". Ed è anche tornato più di una volta, per cercare di convincermi che l'aveva trovato, il fornitore, molto conveniente (un contrassegno finto a 50 Euro), erano ben fatti, e tra l'altro lui il moldavo era persona fidata, gli avevano insegnato che i falsi vanno solo esposti a vetro ma mai esibiti a vista, e che se ti ferma la Polizia devi "gnam gnam, mangiare". 
I cinesi - sarà perchè sono tanti - sono quelli con le uscite migliori:
3) "Perchè devo pagare bollo se ho già pagato macchina? Macchina adesso mia!" Anche l'ICI è su casa tua, chiedi ai seychellesi...
4) "Voi fate anche Polizze pel nelo? Io polto sacchetto pieno, sotto tella gialdino io non convinto." Evadere è sbagliato, ma spiegagli tu che dei soldi che mettono da parte lavorando 16 ore al giorno 365 giorni l'anno devono lasciare giù circa la metà ad uno Stato i cui dipendenti lavorano (nel senso di "lavorare", non di "fare presenza") mediamente 2 ore al giorno 200 giorni l'anno.
5) Bar in locazione da edilizia pubblica (è difficile trovarli, parlarci e chiarire anche per un italiano avvezzo alla burocrazia, figuriamoci per un cinese); arriva una Raccomandata che informa della fine della locazione, ed intima di sgomberare il bar. Poi chiami e scopri che è la prassi, ma in realtà l'intenzione non è buttar fuori l'inquilino: stanno rinnovando i vertici dell'Azienda territoriale e probabilmente delibereranno di vendere agli affittuari. Nel frattempo? Non succede niente, invece di pagare il canone di locazione pagherà il canone di occupazione, restando lì e continuando a fare esattamente ciò che faceva prima. Spiegalo tu a un cinese! Che poi ti farà la domanda fatidica: "Quando decìdele?" In Italia? Lavora tranquillo caro cinese, anni anni e anni.
6) La migliore risale a qualche anno fa, ormai. Un cinese assicurato da noi da parecchio ci viene a salutare e ringraziare perchè si trasferisce, va a lavorare con un suo cugino a Napoli e porta lì tutta la famiglia. Vuole quindi annullare la Polizza dell'auto, e noi gli facciamo notare che la sua classe di merito interna è molto vantaggiosa, gli converrebbe contattare un'Agenzia della nostra stessa Compagnia lì a Napoli, piuttosto che cambiare Compagnia ed usare la sua classe CU. Lui non fa una piega (mi rimarrà il dubbio se avesse davvero compreso la storia della CU) e spiega che non vuole cambiare Compagnia, vuole proprio annullare l'assicurazione, perchè suo cugino gli ha detto che a Napoli non è obbligatoria. Lui gira senza assicurazione con i furgoni, se combina qualcosa paga subito, alla fine gli conviene e preferisce continuare così. Sono passati anni e ancora sorrido se ci penso. Chissà adesso dov'è, chissà se è ancora lì cosa fa con le immondizie.
Per concludere, ricordo con piacere un nostro assicurato "storico", un muratore venuto dalla Romania quando erano ancora extracomunitari, che lavorava come un mulo in cantiere e veniva a pagarsi la Polizza con le mani ancora sporche di malta. Pian pianino si è aperto una ditta sua, con dipendenti, con più macchine e furgoni (assicurati, i suoi), e veniva con il blocchetto di assegni già firmato da far compilare a me, per essere sicuro di non sbagliare. Ci teneva a farci sapere ogni volta che lui era in regola, aveva anche il commercialista (mi piaceva un sacco questa precisazione, in effetti il cinese del nelo non so se ce l'ha). Ed era davvero una gran brava persona, rispettosa, onesta, sempre gentile. Perchè parlo al passato? Perchè lavorando come un mulo qui era riuscito a comprarsi vari ruderi a casa sua, da rimettere a posto con le sue mani a suon di malta, e nel momento in cui sono diventati comunitari ha fatto il salto, vendendoli agli italiani (ai tedeschi, ai francesi), aprendo la ditta lì, e riportando armi, bagagli, moglie e figli in Romania (dopo una decina d'anni). Io gli ho chiesto se non fosse meglio restare qui, ormai che era come a casa, se non gli facesse paura portare la famiglia in Romania (soprattutto i figli ormai abituati all'Italia). E lui candidamente mi ha risposto che amava la Romania e voleva tornarci, anche perchè adesso lì si sta benissimo, e i rumeni peggiori ormai sono tutti qua da noi. Mitico.

domenica 22 gennaio 2012

Fondi Pensione

Io non vendo i Fondi Pensione, proprio non ci riesco, ed è grave, considerando il lavoro che faccio. Ne ho venduti un paio, chiesti giusto per pura speculazione (persone a ridosso della pensione – che quindi erano certi di poter accedere al capitale e non alla rendita – con un reddito alto da abbattere), ma altrimenti zero. Nulla. Niente. Anche se ogni tanto ne parlo, è inevitabile che traspaia quanto poco sono convinta, anche perché io vendo molto “di pancia”, vendo i prodotti in cui credo, perché in quel preciso momento sono davvero convinta che siano utili ed accessibili per la persona che mi sta davanti. Dico Fondi, non le altre forme di risparmio, che invece vanno benissimo.
Apro una parentesi: forme di risparmio che si dividono in due categorie, quelle a Premio Unico (cioè: ho due soldi da parte, te li do tutti su un colpo e li ritiro tra qualche anno con gli interessi) e quelle a Premio Annuo (lo dice la parola stessa, te ne do un po’ all’anno ed alla fine li ritiro con gli interessi). Vanno bene tutt’e due, dipende dalla situazione vostra. Sono tutte Polizze impignorabili ed insequestrabili, che nella stragrande maggioranza dei casi vi scrivono già nero su bianco che non perderete un centesimo e che anzi avrete un minimo rendimento garantito, ovviamente MINIMO, altrimenti andatevi a rileggere il mio post Furbetti. E’ evidente che non posso contemporaneamente sia garantirti che non perderai un centesimo sia una resa del 25% (se pensi di aver trovato qualcosa di simile ti prego chiamami che lo sottoscrivo anch’io, ma prima facciamo una scommessina tra di noi e ci leggiamo le Condizioni Contrattuali…). Sarà possibile, in alcuni casi, ritirare i vostri soldi prima del previsto senza perderci nulla, in altri invece no, se firmate per dieci anni dovete arrivare alla fine dei dieci anni, ma in cambio prenderete un po’ di soldini in più rispetto ai dubbiosi che vogliono avere la porta sempre aperta. Comunque sono tutti prodotti ottimi, sia per chi ha tanti soldi (per diversificare un po’) sia per chi ne ha pochi (sono quelli più sicuri). Soprattutto per chi ha pochi soldi vale il discorso dei premi annui: versi un po’ alla volta, in teoria spesso neanche te ne accorgi, ma poi dopo un lasso di tempo accettabile (5-10 anni, che sono un lampo) hai bene o male da parte una bella cifra tutta insieme, che mai avresti avuto se tenevi i soldi sul Conto Corrente, perché se li vedi lì arriva il momento del viaggetto, del cambiare la macchina, qualcosa che ti azzera puntualmente il risparmio. Sicuri, a scadenza ravvicinata, con certezza di rendimento.
Ovviamente, come già ho detto in chiusura del post sulle Assicurazioni imprescindibili, posto che la gente riesca a metter via qualcosina. Cosa che non sempre i Mega Capi delle Compagnie capiscono: c’è sempre più gente che NON ce la fa a metter via soldi, ma proprio neanche 20 Euro al mese, altro che 100. Non è cattiveria. Ed è inutile togliersi il pane di bocca per fare una bella, bellissima Polizza: non ritiri un bel niente se sei morto di fame per strada. Comunque sono convinta che tra 20 – 30 anni (e spero non prima, ma dubito) sarà un problema sociale: ci sarà una massa talmente enorme di gente in età da pensione e senza nulla da parte (e senza pensione!), e non potranno (potremo?) stare tutti sotto i ponti. Cosa si inventeranno i nostri cari governanti dopo averci portato via il TFR e la pensione? Tornerà di moda lo Zyklon B?
Torno a ciò di cui volevo parlare. Prendiamo un ventenne, o un trentenne. Il Fondo Pensione non funziona come una Polizza Risparmio (si chiamano Vita anche queste, ma chiamandole Risparmio ci intendiamo meglio). Intanto non SCADE. O meglio, scadrà quando lui andrà effettivamente in pensione, cioè mai. E se/quando succederà, non potrà riavere i suoi soldi se non sotto forma di rendita (vale a dire che se schiatta dopo poco li ha persi quasi tutti, anche la reversibilità è minima). Inoltre, non hanno rendimenti accantonati anno per anno come le Polizze normali (che se un anno rende poco almeno ho da parte il 3,80% dell’anno prima, certificato e accantonato): si comprano le QUOTE del Fondo, quindi bisognerà vedere quanto varrà ogni quota al momento di tirare i soldi. Le pubblicità delle Compagnie sui rendimenti stratosferici attuali dei Fondi (10-15%) sono vere ma ridicole, tanto chi se ne frega del rendimento di oggi se li dovrò tirare tra 40 anni?
La cosa positiva dei Fondi è un trattamento fiscale spettacolare. Altissima deducibilità dei premi versati e ottima tassazione ridotta, sia in fase di accumulo che alla fine. Ma per ora, gente, per ora. Quante volte negli ultimi anni abbiamo visto promulgare Leggi che modificano (anche retroattivamente!!) le nostre vite? Basta vedere l’ultima Manovra, che ha definitivamente portato (ma già era nell’aria, non voglio colpevolizzare i singoli che hanno deciso) al 20% la ritenuta d’acconto finale sui rendimenti delle Polizze Vita, che era il 12,5%. E io davvero mi vado ad impegnare a versare soldi miei per i prossimi 40 anni lasciandone l’unica cosa positiva in mano a quei disgraziati che nel corso degli ultimi 40 anni hanno mangiato tutto quello che c’era da mangiare in stipendi faraonici (per loro!), pensioni d’oro (per loro!), consulenze, vantaggi per gli amici degli amici degli amici? Per gente che ribadisce quanto fondamentale è che ogni italiano si costruisca una seconda pensione e non ti dice cosa ne ha fatto dei miliardi versati dai datori di lavoro sotto forma di contributi per costruirti la prima, di pensione. Per gente che assume 30.000 persone alle dipendenze della Regione Sicilia (trentamila, quanto un paese intero), che se davvero andassero a lavorare tutti contemporaneamente creerebbero grossi problemi di stabilità alle strutture dei Palazzi solo per il peso? Per gente che dà 6.000 Euro di stipendio ad un dattilografo? Per gente – soprattutto – che non ha ancora capito questa cosa fondamentale: non devono calarsi stipendio, indennità e privilegi perché con la cifra risparmiata si risana l’Italia. E’ evidente che non è così, che è meglio pescare 200 Euro da ogni italiano che 20.000 da ogni singolo uomo politico. Ma è altrettanto evidente che se rendessero meno “appetitoso” il loro mestiere forse tanti giovani si industrierebbero per fare altro, invece che arrivare ad uccidere (in senso lato. Ma meno lato: mentire, corrompere, prostituirsi, eccetera) pur di sedersi su una di quelle stramaledette sedie!!!
Ovviamente io non parlo del caso in cui si destini ad un Fondo la quota di TFR dello stipendio, che un lavoratore dipendente non vede comunque e che quindi può decidere di mettere dove vuole (calando, tra l'altro, in questo modo dei begli obblighi al proprio datore di lavoro). Parlo degli altri casi, quelli in cui ci si PRIVA di denaro consumabile ed utilizzabile subito per altre cose. Ho scritto cose pericolose, soprattutto se dovesse leggermi qualche mio Responsabile Vendite, ma sono cose di cui sono profondamente convinta. Perché l’aiuto al risparmio è sacrosanto, ma solo se poi ce lo troviamo in mano, quel risparmio.

Pausa per un dubbio

Ieri non ho postato. Non ho detto che non ho scritto; non ho postato. In realtà ho preparato un post sui Fondi Pensione, visto che avevo accennato già in precedenza a qualcosa del genere, ma poi all’ultimo momento ho avuto dei dubbi e l’ho lasciato appeso lì per pensarci su. Perché con il lavoro che faccio certe cose io non dovrei scriverle, diventa pericoloso, estremamente, gravemente, e vai di avverbi.
Ma poi oggi mi son detta che questo blog non ha marchi esposti, non scrivo in rappresentanza di una Compagnia; certo, per chi mi conosce anche poco sono riconoscibilissima, ma è un Diario misto privato misto pubblico in cui appaiono i miei pensieri, non le cose che sarei tenuta a dire per mandato. Allora lo pubblicherò, con questo “cappello” a sostituire il post mancato. Dopo tutto, sono convinta che i soldi che prendo ogni mese premino la mia onestà, la mia trasparenza con i Clienti, la mia correttezza nei confronti sia loro che della Compagnia (che non frego e non ho mai fregato), e non siano un compenso per imparare a memoria dei testi e ripeterli. Io voglio dormire serena, di notte. E con lo stomaco bello depilato.

venerdì 20 gennaio 2012

Intermezzo

Un po’ di introspezione visto che da qualche giorno ho fatto il giro del paletto, sono arrivata alla metà dell’impegno preso con me stessa di postare tutti i giorni, una volta al giorno, per quaranta giorni (che poi è come una Quaresima, vale a dire un percorso di sofferenza e redenzione verso una gioia più grande, ma me ne sono resa conto solo adesso; quando avevo fissato questo termine avevo solo pensato prosaicamente ad un periodo che fosse sufficientemente breve e sufficientemente lungo allo stesso tempo). Sono estremamente soddisfatta, questa prova del blog mi ha fatto un gran bene, e lo noto non solo perché lo sento – sento che sto meglio – ma anche perché mi sono andata a rileggere i primi post e la scrittura era nettamente diversa: più cupa, secca, meno fluida, senza ironia (magari con sarcasmo, che però è cosa diversa, più pesante e buia). Ora invece la sento scorrere che è una meraviglia, mi sembra di essere tornata a scuola quando arrivavano le tre ore del compito in classe di italiano. Solitamente quel giorno la classe si spaccava in due: quelli che amano scrivere e quelli che ne sono terrorizzati. Non perché siano meno intelligenti, assolutamente, anzi! Ma solo perché come in tutte le cose anche per scrivere bisogna essere portati: per alcuni è un tormento, per altri gioia pura. Io ricadevo in questa seconda categoria, e con un po’ di immodestia devo dire che era una categoria in cui in quanto a gioia dominavo nettamente. Ricordo bene ancora adesso l’adrenalina che provavo durante la dettatura dei titoli, solitamente quattro: tema di letteratura, tema su La Divina Commedia (Inferno in terza, Purgatorio in quarta, Paradiso in quinta), tema di attualità e tema di introspezione. Ricordo il fremito alla mano destra pronta, paragonabile al vroom-vroom delle moto alla partenza di un Gran Premio, ancora tutte ferme ma pronte al balzo fulmineo in avanti. Io fin dalle medie ho sempre usato la stilografica, sempre lo stesso modello, una Aurora liscissima color acciaio con il pennino in oro bianco che mi era stata regalata come buon augurio e che è diventata il mio simbolo. L’ho portata fino all’Università, e quando il fusto si usurava ne compravo un’altra uguale, leggerissima, mai un crampo (altro che le biro), e gli appunti scorrevano come olio. Poi alla fine dell’Università sono arrivati i computers: i primi, enormi e rumorosi, video ad un colore solo, arancione su fondo nero o verde su fondo nero (vecchissimi Intel386-486). Ho battuto la tesi con un programma terrificante che si chiamava Writing Assistant su un 8086. E da lì il predominio dell’elettronica è stato “rapidissimo e vorace” (questa  è una citazione da “Quando la moglie è in vacanza”, sono certissima che Maxrik0104 l’ha beccata subito), tant’è che adesso se devo scrivere qualunque cosa che vada oltre la lista della spesa è più immediato farlo a video; negli anni mi è anche sparito il callo all’anulare (non al medio, perché tengo la penna in modo non corretto fin dalle elementari, ma pare che la cosa non abbia mai inficiato il risultato).
Tornando al giorno dei temi, ricordo come “vedevo” immediatamente, d’istinto, la traccia per tutti e quattro: incipit arguto, sviluppo dei punti fondamentali, approfondimento, chiusura. Ed indugiavo nel sottile piacere di sceglierne uno per me, che avrei scritto direttamente in “bella” (non ho mai capito a cosa servisse la “brutta”, non concepisco neanche l’accostamento del termine “brutta” a qualcosa che c’entri con lo scrivere) e quindi in un’oretta e mezza. L’altra oretta e mezza la passavo a scrivere qualcosa per chi aveva scelto gli altri titoli, gratis per le amiche e a pagamento per tutti gli altri (magari un panino alla ricreazione, ma bisogna imparare fin da ragazzini che le cose o le sai fare o devi pagare qualcuno che te le faccia, o forse l’idraulico i tubi a te li giusta gratis?). Poi il tema di letteratura e quello su Dante, uno fatto in aula e l'altro a casa per piacer mio (o entrambi a casa nel caso in aula avessi scelto uno degli altri titoli) venivano rigorosamente fotocopiati e venduti come alternativa al Bignami a mezzo Liceo, questi sì per soldi (100 lire a facciata). Ragazzi, la vita costa, di cosa vi scandalizzate?
Comunque sono contenta, è stata davvero “scrittura terapeutica”; certo, per ora resta solo il mio Diario, visto che non c’è gran scambio di idee, ma forse è anche colpa mia perché in teoria dovrei promuovermi in qualche modo, dire a chi conosco che vada a leggermi, passare qualche bigliettino in giro, mentre io mantengo volutamente un profilo bassissimo traendo benefici immensi solo per il fatto di averlo, questo blog, di entrare e vedere quello stratosferico Dalì che campeggia in apertura. E’ la mia ora d’aria: c’è chi va in palestra in pausa pranzo, chi va a farsi fare un massaggio o le unghie, io ho quest’ora MIA. Al mattino mi alzo e mentre mi lavo, o faccio colazione, penso ad un argomento, immagino la traccia, indugio sui termini da usare. E prima o poi durante il giorno il momento di scrivere arriva, quasi quasi preferisco non subito, così mi gusto l’attesa prima della stesura, molto leopardianamente. Tutto per me. Tra l'altro, proprio perchè è un Diario, mi piace un sacco poter usare un linguaggio colloquiale che lasci spazio a qualche lieve errore (so perfettamente che "l'idraulico i tubi a te li giusta" non andrebbe bene, ma rende), e che giochi a rivolgersi ad una sorta di auditorium. Mi sembra come scrivevo alle medie, prima che la solerte e lungimirante montaliana mi modificasse drasticamente, spiegandomi il modo corretto di svolgere un componimento scolastico "asettico". Così facendo ho sempre scritto bellissimi temi, ma sicuramente meno divertenti. Allora avanti! 
A proposito, il commento che Maxrik0104 ha lasciato al post “Un segreto” non vale ai fini dell’impegno dei 40 giorni, perché Maxrik0104 è persona che conosco benissimo da innumerevoli anni, e che mi conosce da altrettanto innumerevoli. A dire il vero, molti degli argomenti dei miei post sono per noi argomenti di conversazione (non tutti, non ci declamiamo a vicenda le liriche di Montale). Quindi niente da fare, attenderò l’interesse di un vero estraneo per decidere.

giovedì 19 gennaio 2012

Assicurazioni imprescindibili

Penso a chi ha pochi soldi, a chi sente “psicologicamente” la crisi più di altri, a tutta quella fascia di popolazione che fino ad una decina d’anni fa stava bene; non si poteva permettere la barca o le Seychelles ogni anno, ma poteva cambiare auto senza ricorrere a rate, poteva andare con scioltezza a teatro o al cinema con regolarità, poteva rinnovare il guardaroba con capi di livello, andava al ristorante, guardava insomma al futuro con un minimo di tranquillità. E’ evidente che i ricchi-ricchi-ricchi ci sono sempre stati e sempre ci saranno (quelli delle barche, delle Seychelles ogni anno, della terza, quarta o quinta casa), ma come ho già avuto modo di commentare nel mio post Vita e Morte a loro non SERVONO realmente coperture assicurative. Scelgono di farle per ulteriore tutela (fortunatamente, altrimenti io e molti Colleghi moriremmo di fame), ma spesso non ne hanno una reale necessità, di quelle che non ti fanno dormire la notte per i pensieri. In ugual modo ci sono i poveri-poveri-poveri, anche quelli da sempre (anche se non si notano come i ricchi-ricchi, perché vivono nell’ombra e non occupano le pagine delle riviste). Persone che non hanno niente, migranti, famiglie intere senza casa e senza lavoro, o con lavori saltuari raccattati al volo, il cui guardaroba è composto da due tute da ginnastica a testa (da usare alternativamente, quando una va lavata usi l’altra), estate ed inverno. A questi non puoi parlare di assicurazioni perché quando devi scegliere tra fare almeno un pasto al giorno o assicurarti è evidente che l’istinto di sopravvivenza prevale.
Io non mi rivolgo a queste due estreme categorie, ma alla massa che è in mezzo. Diciamo famiglie composte da papà-mamma-due figli, casa di proprietà (magari con mutuo?), due bei lavori stabili di quelli che in Lire ti facevano portare a casa due milioni, due milioni e mezzo al mese (e si stava bene, si stava!), mentre adesso con poco più di duemila Euro in quattro sei costretto a fare i conti e tanta, tanta attenzione. Un’attenzione che pesa dentro, perché il povero-povero è abituato da sempre a decidere se comprarsi le scarpe usate o mangiare, mentre queste famiglie qui no. Avere la consapevolezza di quello che avevi e di quello che ti tocca fare adesso brucia, anche perchè non è colpa tua, non hai dilapidato stipendi interi al casinò o roba così: te l’hanno fatta cascare addosso altri (altri che prendono cinque, dieci volte quello che prendi tu al mese, che andranno in pensione 15 anni prima, che non hanno spese perché trovano tutto pagato). Mutuo, bollette, detersivi, cibo, benzina, vestiti, palestra/piscina, scuola, dentista, pizza ogni tanto, due macchine, cellulari, ferie (non alle Seychelles)… Non c’è posto per le assicurazioni, crisi-crisi-crisi! E invece no, è proprio a questa categoria che dico: ci sono coperture che DOVETE avere assolutamente, proprio per evitare di sprofondare. Cercate di tirarli fuori da qualche parte, non parliamo di cifre esagerate, rinunciate piuttosto all’ultimo modello di cellulare e usate il penultimo (non sventolatemelo davanti quando fate il musetto e parlate di crisi, altrimenti non vi credo; idem dicasi se mi raccontate di essere appena tornati da Parigi in quattro), compratevi una giacca non firmata (una, una sola firma in meno). Queste Polizze dovete averle assolutamente, vi permetteranno di dormire meglio la notte, perché se succede qualcosa nessuno vi porterà via la macchina, la casa, lo stipendio e quel poco di serenità che cercate di ritagliarvi ogni giorno:
1)      Le due macchine: RCA tassativamente senza limitazioni e/o rivalse. Vuoi mai che un idiota ti attraversi la strada in bici col buio proprio la sera che hai cenato con i colleghi, e quindi ti sei fatto due birrette. Sei assolutamente sobrio, ma il ciclista con animo suicida non lo vedi. E se l’etilometro dice che sei sopra lo 0,50 in caso di rivalsa tutte le sue lesioni le paghi tu, col tuo stipendio.
2)      Se sono macchine nuove vanno assicurate contro Incendio e Furto, soprattutto se ti sei riempito di rate perché adesso non riesci più a pagarle tutte in un colpo come prima. Non c’è un limite di valore o di anni per tenerle assicurate: fino a quando sarà un problema che ti mette in ginocchio dover comprare un’altra auto in sostituzione di quella rubata, è fondamentale che sia assicurata.
3)      CHIUNQUE porta soldi a casa va assicurato affinchè in caso di morte non lasci tutti, oltre che addolorati, anche nella m/da. Dirò di più: non solo per il caso di Morte, ma anche (e forse più importante ancora!!) in caso di Invalidità Permanente. Perché se uno muore dispiace tanto ma tanto, ma poi si va avanti e una soluzione si trova; mentre se rimane bloccato su una carrozzina non solo non porterà più a casa lo stipendio, ma bisognerà tirar fuori una quantità inimmaginabile di denaro per le cure, per cambiare o modificare la casa, e per chi dovrà provvedere all’assistenza per sempre (mio marito ha sempre precisato che lui gradirebbe che a spingergli la carrozzina fosse una sudamericana, le trova più simpatiche delle ragazze dell’Est. Chissà se costano meno). E guarda che a meno che tu non faccia il domatore di leoni o il pilota di rally una Polizza Infortuni di questo genere costa una miseria.
4)      La casa va assicurata: è l’unico vero capitale che hai. Almeno per i rischi più grossi, l’incendio e gravi eventi atmosferici, quelli a cui non potresti far fronte da solo. L’assicurazione non deve diventare il tuo elettricista o il tuo idraulico! Se sei davvero in difficoltà per arrivare a fine mese puoi risparmiare sulle coperture “accessorie”, ma non sull’incendio. Diciamo che se hai ancora il mutuo è probabile che la copertura Incendio ci sia perché la Banca ti ha obbligato a farla, ma controlla bene che copra l’intero valore della casa e non solo quello che la Banca ti ha prestato e che in caso di danno rivuole. Diciamo anche che se vivi in condominio è altrettanto probabile che ci sia una copertura condominiale. Ma ci sono tutti gli altri casi, e non assicurare la tua UNICA casa è follia pura, soprattutto se ti sei appena comprato l’IPhone! La copertura Incendio delle abitazioni ha costi ridicoli. Qualche anno fa in un paese vicino a dove abitavo prese fuoco una vecchia villetta dove viveva una famiglia di cinque persone; rasa al suolo, e non assicurata. Subito partì una raccolta di fondi per solidarietà organizzata dal Comune per aiutare questi disgraziati, ebbe un’eco notevole anche sui giornali locali. Ma occhio al significato che sto dando io alla parola disgraziati… Cosa siamo noi che ci priviamo di due soldini per assicurarci la casa, tutti deficienti? Esistono le assicurazioni, assicùrati! Non comprarti l’IPhone e poi andare a piangere in Comune! Ricordo che lo trovai estremamente diseducativo. Non dico che fosse necessario metterli alla gogna, ma almeno si poteva fare tutto più silenziosamente; in questo modo chiunque può sentirsi autorizzato a fregarsene della prevenzione, tanto poi qualcuno ci penserà.
5)      Mi raccomando sui danni a terzi, adesso la gente è bastarda, e soprattutto perché c’è un gran bisogno di soldi non te ne fa passare più neanche mezza. Se per caso con la bici ti APPOGGI lievemente a qualcuno stai certo che starà in infortunio per tre mesi. E poi hai due bambini, mica li puoi legare. Metti che tu abbia anche un cane, o un gatto. I bambini, il cane, il gatto, la bici, lo sci, il carrello della spesa (mai passati con il carrello tra due macchine ferme in un parcheggio stretto stretto???), i vasi di fiori, le scale bagnate… le possibilità di creare danni a terzi sono infinite. Se combini qualcosa pensi davvero di cavartela con una pacca sulla spalla? Mi vuoi dire che non hai 50 Euro all’ANNO per dormire più tranquillo?

Termino qui. Se davvero fai fatica ad arrivare a fine mese non puoi fare altro, devi fare solo questo. Se mi dici che qualcosa ti avanza posso andare avanti, altrimenti questo è il minimo indispensabile. Da notare che non ho minimamente parlato di metter via soldi per domani (piani d’accumulo, risparmio, fondi pensione), se qualcuno della Compagnia per cui lavoro mi leggesse si arrabbierebbe un po’. Ma non mi importa: come faccio a chiederti di mettere via soldi per domani se non arrivi a fine mese? Se metti via soldi per domani non riuscirai a sopravvivere all’oggi, morirete di fame tutti e quattro prima di arrivarci.  Ma questa è un’altra storia, merita un post tutto suo.

mercoledì 18 gennaio 2012

Mai su Facebook

Io non sono su Facebook. Io detesto Facebook, anzi no, non lo detesto in se stesso; penso che Zuckerberg sia un genio e che sia stata una gran pensata, per l’uso iniziale a cui era destinato (la grande famiglia degli universitari americani). Detesto quello che è successo dopo, l’uso smodato che ne fanno tutti facendolo assurgere a Bibbia Universale.
Intanto non mi piace il discorso delle “amicizie”: io ho 200 amici, io ho 2.000 amici, io 20.000. Ma dove? Ma sappiamo davvero cosa vuol dire “amicizia”? Comprendo che è molto più immediato ed intuitivo dire “amico” che non “semplice conoscente ma sempre meglio di niente”, oppure “persona che è a me collegata tramite un link informatico in quanto ci siamo incontrati in qualche modo nel corso della vita ed ora fa figo non perderci di vista”, oppure ancora “persona che spero voterà per me alle prossime regionali dopo tutti i sederi che sto leccando”. Comprendo, però ne detesto l’abuso. Io ho pochi, pochissimi amici nella Vita Reale: a metà strada il mio amico migliore, quello che sapevo ci sarebbe stato sempre, quello che mi sa capire in tutte le sfumature, quello che ammiro per l’onestà, la correttezza, la simpatia, e che mi piace anche, me lo sono sposato. Poi c’è qualche amica: l’amica dell’adolescenza, che sento solo via SMS, ma che so essere ancora amica perché le rare volte in cui ci si vede (ogni 10 anni) entrambe tocchiamo con mano che il filo è ancora lì, saldo, e riusciamo a parlare per ore, abbracciarci, ridere, senza alcun imbarazzo che il tempo in teoria dovrebbe provocare (se non ci fosse amicizia). L’amica dell’età matura, quella tanto diversa per percorso professionale e scelte politiche, ma alla quale voglio un gran bene e con la quale c’è un rapporto basato sul rispetto e la stima (quella che c’è, e anch’io per lei, quando serve). Bastano.
Sempre circa il discorso “amici”,  vorrei che tanta gente diciamo “over40” aprisse gli occhi. Lasciamo perdere le scuole elementari e medie inferiori, in cui si è praticamente dei bambini e non si ha ben chiaro niente del passato, del presente e del futuro. Partiamo dai 14 in poi: abbiamo fatto il Liceo, abbiamo fatto l’Università, abbiamo frequentato discoteche, pubs, palestre, biblioteche, patronati, parrocchie, corsi serali per imparare ad usare il computer, per imparare una seconda o terza lingua straniera, cinema, teatri. Abbiamo affrontato le prime esperienze lavorative, poi è arrivato il lavoro definitivo. Abbiamo avuto qualche fidanzatino, poi Il Fidanzato, poi Il Marito (quando non Il Secondo Marito). Quanta gente abbiamo conosciuto in tutti questi anni, quanti volti, quante voci, quante mani, quante ?!? Dove sta scritto che DEVONO per forza ripiombarci tutti addosso? Chi ha condannato al pubblico ludibrio l’OBLIO, quella cosa meravigliosa che permette che la grande ruota della vita giri senza incepparsi? Il fatto che il Grande Web abbia una memoria eterna e non gli scappi niente non significa che sia un bene, per lo meno per noi che siamo persone reali. Nel mio passato hanno avuto posto persone, anche importanti, che hanno contribuito a formarlo, quel passato, ma che non necessariamente possono formare anche il presente. Persone troppo diverse da me, persone che col tempo sono cambiate, persone che andavano bene per la me ventenne, non più per la me quarantenne o oltre. Persone che sono uscite con naturalezza dalla mia vita, così come io sono uscita con naturalezza dalla loro, senza che nessuno dei due cercasse l’altro, come una strada che si biforca e si allontana. Chi ha deciso che adesso dobbiamo per forza incatenarci di nuovo? Secondo me non “fa figo”, proprio per niente, anzi, potrebbe anche cadere nel patetico. Soprattutto se non è scelta reciproca! Che vita vuota deve avere una persona per volerla per forza riempire con una personificazione dei propri ricordi?
Apro una parentesi e la chiudo subito perché ci si potrebbe scrivere un libro: le immagini. Io sono certa che ci sono foto mie su Facebook, messe da amici d’infanzia/adolescenza (perché magari sono foto di gruppo o gruppetto), foto di compagni di scuola, foto in cui sono in un angolino. E non si potrebbe, perché in teoria chi le mette afferma di aver chiesto il permesso a tutti, quando sappiamo benissimo che non è così. Un giorno in cui sarò più arrabbiata del solito magari mi studierò un piano di cause milionarie e mi pago la casa. Cari “amici”, vi prego, non tutti amano la visibilità a tutti i costi, c’è anche chi ama la riservatezza, chi non vuole essere notato, chi alle feste faceva conversazione ad un tavolino invece di dimenarsi in mezzo alla pista. Non siamo tutti uguali.
Seguitando, concepisco questo uso “pubblico” dei propri pensieri per persone che del “pubblico” hanno fatto il proprio mestiere. Uomini di politica, uomini di spettacolo (com’è labile il confine quando entrambi vivono di apparenza!), sportivi, giornalisti. Oppure menti geniali, scienziati, filosofi, artisti che abbiano qualcosa da dare al Mondo, qualcosa degno di essere letto. L’immediatezza nella comunicazione che contraddistingue questi tempi non implica automaticamente che tutto ciò che ci passa per la testa meriti di essere comunicato. A nessuno frega niente di sapere che io stia stirando in tempo reale, o che da piccola mi negavano la Nutella (così ne ho sviluppato una sorta di dipendenza frenetica), oppure che avevo una cotta per Alcor di Goldrake (tipico della sorella minore, visto che Actarus se lo beccava sempre la prima). Sono tutte cose che dico qui adesso perché questo è un diario per me, non mi sognerei mai di obbligare gli “amici” a leggere e magari a dover rispondere. Non parliamo poi se la comunicazione verte su quanto schifo ti fa il lavoro che fai, su quanto riesci ad evitare di impegnarti, su quanto il tuo Capo ti stia sulle scatole, magari tutto questo scritto in orario di lavoro e con il suddetto Capo che può leggerti quando vuole. Allora non sei solo presuntuoso (rifletti se ogni tuo pensiero merita davvero di essere diffuso!), sei anche un po’ stupido. Soprattutto se hai 40 anni e non 20, e a tavola al ristorante non rivolgi la parola a chi non è su “Effebì” (pronunciato proprio così, e-f-f-e-b-i con l’accento). Penso a quel povero cristo che ti paga lo stipendio e ti strozzerei volentieri. Inutile creatura.    

martedì 17 gennaio 2012

Recito Eugenio Montale davanti a Marcello Scuffi

Ieri ho fatto un paragone tra le tele di Marcello Scuffi e le liriche di Eugenio Montale. Oggi mi sono andata a cercare alcune tra le sue poesie che amo di più (sono tutte tratte da Ossi di Seppia) e le trascrivo qui. Sfido chiunque a non essere d’accordo con me: provate a stare in piedi davanti ad un quadro di Scuffi. Magari in estate, nel tardo pomeriggio, con le finestre aperte, sentendo entrare la calura ormai mitigata dalla sera che avanza. Fate silenzio, respirate lentamente. Passate la mano sulla tela (questo solo per chi non l’ha fatta incorniciare col vetro…) che Marcello ha levigato come sa fare solo lui rendendola pura come una parete in calce rasata, liscia come il marmo, priva di qualunque asperità. Soffermatevi sui suoi soggetti dove la presenza umana non serve, è solo intuibile, perché le sue barche, le sue distese d’acqua, i suoi circhi sono molto più umani di chiunque di noi. Tutto è fermo, col fiato sospeso, in attesa che voi recitiate: 

Sul muro grafito
che adombra i sedili rari
l'arco del cielo appare
finito.
Chi si ricorda più del fuoco ch'arse
impetuoso
nelle vene del mondo; in un riposo
freddo le forme, opache, sono sparse.
Rivedrò domani le banchine
e la muraglia e l'usata strada.
Nel futuro che s'apre le mattine
sono ancorate come barche in rada.


Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.  

Ne ho messe solo cinque perché di solito dopo queste il respiro mi manca, una sorta di sindrome di Stendhal della poesia. Montale mi ha sempre fatto questo effetto, anche a scuola, fin dalle medie; anzi, è proprio alle medie che ho imparato ad avvicinarmi a lui grazie alla formidabile intuizione della mia insegnante di Lettere, che – lungimirante – ci ha imbevuto di tutto ciò che sapeva non avremmo letto se non di corsa alle scuole superiori (infatti all’ultimo anno di liceo dopo la gran tirata Foscolo-Leopardi-Manzoni poco tempo rimaneva prima di ritrovarti gli esami tra capo e collo). Chiudo con un’ultima chicca-Scuffi; è "Stasera" di Giuseppe Ungaretti, ma chi non lo sa potrebbe davvero credere che sia di Marcello, è tutta Marcello, un gioiellino, un quadretto piccolo piccolo e preziosissimo:

Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia
(da L’allegria)

lunedì 16 gennaio 2012

Marcello Scuffi

Ieri da Orler c'è stata una trasmissione speciale su Marcello Scuffi, con presenza di Marcello e del Professor Giovanni Faccenda; noi ce la siamo registrata e l'abbiamo guardata in religioso silenzio, evitando di guardarla in diretta per non essere tentati troppo (in questo periodo non abbiamo soldi da destinare ad altri quadri), e tanto meno evitando di chiedere agli Orler se potevamo assistere di persona, perchè splendidi come sono ci avrebbero detto di sì, e saremmo stati solo un impiccio in mezzo ai piedi, per giunta senza comprare (o facendo la lacrimuccia). Così ci resta imperituro e da sogno il ricordo della trasmissione speciale dedicata a Marcello Scuffi prima di questa, cioè quella del 25 Settembre 2011, a cui abbiamo assistito addirittura seduti in prima fila (letteralmente). E poi era il compleanno di Marcello, quindi la festa per noi è stata doppia.
Faccio un passo indietro, perchè mi sono accostata alla pittura di Scuffi tramite mio marito, che l'adora. Io all'inizio non impazzivo, la trovavo troppo triste, malinconica, piena di vuoti che mi angosciavano. Invece per mio marito era il pittore del cuore, lo sentiva in totale sintonia con le sue emozioni, e devo dire che lo trovavo logico dal momento che la mia dolce metà - causa dolorose esperienze di depressione - spesso indulge in momenti di malinconia, di sguardi al passato che non ritorna, di decadenza del presente. Se dovessi descrivere mio marito con i colori non sarebbero certamente accesi, sgargianti, brillanti, non sarebbero smalti, ma neanche acquerelli limpidi: lui è più un olio soffuso, notturno, insomma un pieno olio Scuffi. Il nostro primo Scuffi è stato acquistato su Ebay, dal ciclo della tintura delle pelli datato 1993, e quando è arrivato io ho storto un pochino il naso a vederlo così cupo, così monocromatico, mentre mio marito toccava il cielo.
Ho cambiato idea pian piano, osservando i cataloghi di Marcello, cercando su Internet tracce dei suoi quadri passati, e soprattutto paragonando la sua pittura alla poesia. Perchè Scuffi, oltre che pittore, per me è  poeta, anzi è proprio un poeta che scrive col pennello anzichè con la penna. Ho provato a leggere i suoi quadri come se fossero poesie di Montale, di Quasimodo, di Ungaretti, ho fatto vibrare le corde di Baudelaire (tutti nomi che - a leggerne anche solo poche righe - mi fan venire la pelle d'oca) ed ho capito la sua immensa grandezza. Ho visto e capito quello che gli storici dell’arte dicono di lui, perchè Scuffi sa dipingere davvero e portare l'aria del Trecento fin da noi. Non a caso lui e Nunziante sono i due fiori all'occhiello delle Gallerie Orler, due che fanno pittura vera perchè sanno pitturare, due pittori veri in decenni in cui chiunque appenda qualcosa, o sporchi qualcosa (non necessariamente con il colore, anche col ragù), o filmi qualcosa, o sappia fare belle fotografie viene definito "artista". A me piace la fotografia, assolutamente, ma anche dai libri del National Geographic. La PITTURA VERA invece non è da tutti.
Abbiamo comprato altri due Scuffi (una Piazza d'acqua e una Marina) tramite Orler, ma senza avvicinarci troppo, anche perchè era estate e praticamente le consegne le faceva solo Sansone. Poi abbiamo fatto una mossa carogna: abbiamo prenotato una maiolica di Nunziante esattamente la sera prima dello speciale del 25, presentandoci lì alla mattina con la scusa del ritiro. C'erano tutti. Io adoro Giuseppe Orler, l'ho già detto in un post precedente; chissà perchè tanta gente lo dipinge come un burbero. Secondo me vorrebbe fare il cattivo, ma ci riesce male perchè ha gli occhi buoni (e poi gioca a tennis ed è juventino, che resta un'accoppiata vincente). Comunque Giuseppe ci ha presentato Marcello, sua moglie, e anche il Professor Faccenda. Ci ha invitato ad assistere a tutta la trasmissione (in diretta!), e alla fine ci ha invitato a pranzo con loro (su questa ultima cosa mi ha spiazzato ed è stato a quel punto che l'ammirazione è diventata adorazione).
E' stata una delle giornate più belle della mia età adulta (si escludono quindi emozioni tipo il primo bacio e cose così). Intanto Marcello Scuffi: fin da quando gli stringi la mano la prima volta lui non sarà più altri che "Marcello". E' una persona vera, ha occhi veri, sorriso vero. E' toscanissimo - praticamente aspira qualunque consonante, a volte per capirlo è necessario aiutarsi col labiale - e questo facilita molto le cose: io e mio marito perdiamo la testa per la Toscana e i toscani. Se uno mi insulta in toscano glielo lascio fare. Ricordo di aver partecipato per lavoro ad un corso che ci addestrava a parlare in pubblico; ad un certo punto dovevamo lavorare a coppie, criticando costruttivamente l'esposizione del partner di turno. A me è capitato un carissimo collega niente meno che da Firenze, e ovviamente non ho saputo trovargli alcun difetto, per me poteva anche leggere l'elenco telefonico e sarei stata ad ascoltarlo convintissima per ore. Comunque Marcello ispira simpatia anche se sta zitto, per come ti saluta, per come ti abbraccia, per come ti ringrazia (lui che ringrazia te!!). Sua moglie uguale, dolcissima. E poi si vede che si amano un sacco, che hanno passato una vita vicini, in due sono bellissimi. Scuffi si emoziona quando gli comprano i quadri, quando gli fanno i complimenti, ma si può essere più poeti di cosi?
Assistere alla diretta è un'esperienza imperdibile, perchè capisci quale immenso lavoro c'è dietro, e poi io sempre con la fissa dell'osservare con occhio professionale ho sbavato per come riesce a mantenersi serio e proseguire con i suoi discorsi appassionati Dario Olivi in mezzo a quella cagnara. Ovviamente è arrivato il quarto Scuffi, perchè quando sei lì è fisicamente impossibile non comprare se ami l'arte; un circo meraviglioso, complesso, con un albero tutto Carrà sorretto da pali che Faccenda ha definito come “una crocifissione". A proposito, Faccenda, altra sorpresa. Non solo è toscano, è anche mio coetaneo, quindi parte già bene. Abbiamo chiacchierato come due al bar, di pittori che piacciono a me, di pittori che piacciono a lui (di Antonio Pedretti, che piace ad entrambi), della Mostra conclusa da poco a Fiesole - Böcklin, De Chirico, Nunziante - che lui aveva allestito per quest’ultimo Maestro, nell'ambito della sua rampa di lancio. Gli ho chiesto come gli era venuta l'idea del titolo "Isole del pensiero", perchè io sono letteralmente una maniaca del linguaggio, trovo che ogni parola abbia un suo senso ed un suo peso, e mi appassiona da morire capire perchè uno sceglie un dato titolo per un libro o un'esposizione, considerando che il titolo è al 70% ciò che ti fa avvicinare a quel libro o a quella esposizione. Volevo sapere il perchè delle tre parole, senza l'articolo e senza aggettivi, e lui invece di guardarmi come un topo morto mi ha risposto in modo appassionato, con spiegazioni, e siamo finiti a parlare di quale titolo potrà avere la Mostra che - in quello stesso luogo - lui organizzerà nel 2012 per Marcello Scuffi (Carrà, Rosai, Scuffi, come ha ufficializzato nello speciale di ieri). Io, per la cronaca, spero che lasci le tre parole (di più è troppo), ma che usi l'articolo, e magari un aggettivo rigorosamente in sinestesia. Qualcosa come "Il silenzio soffuso", o giù di lì. Poi ha espresso apprezzamenti sulla maiolica che avevo appena pagato, e sul circo. Che uomo. Tra l'altro fra il serio e il faceto (come con tutti i toscani non so mai distinguere, li guardo con aria tra il sorridente e l'ebete sperando che avendo davanti una donna abbiano pietà) mi ha detto che solo al quinto Scuffi si entra ufficialmente nel Fan Club; e allora "vih sih rehgala l'ahcquerehllino". Appena faccio su due soldi corro da Giuseppe perchè di Marcello mi mancano i treni, e allora caro Faccenda prepari l'acquerellino.