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sabato 11 maggio 2013

Contrapposizioni

Questo post è dedicato a Michele, che lavora a dieci minuti dalla Fondazione Matalon (ma io non lo sapevo, mannaggia). A Michele, che con una mail ha salvato Trecose dall'autodistruzione.

Armodio.
Armodio.
Ancora e ancora e ancora Armodio.
Sono andata fino a Palermo, otto mesi fa, toccata-e-fuga in un giorno e mezzo, solo per avvicinarmi alle sue opere, cosa sarà mai Mestre/Milano/Mestre in un pomeriggio?
Armodio alla Fondazione Matalon, uno spazio espositivo di raffinata eleganza: luminoso, curato, piccola oasi di calma incastonata nel viavai di quella Milano centro che frastorna e scuote chi non è abituato al suo essere "troppo" di tutto. E si sposa molto bene con le sue pareti, Armodio: ti fa tirare il fiato, ti fa fermare il tempo, ti fa capire che sei arrivato, finalmente, nel posto giusto. Non correre: rallenta. Non soffocare: respira. Non vedere: osserva, gusta, assapora!
C'era qualcosa di vecchio (opere provenienti dall'ultima Biennale, grandi, solenni e taciturne nella loro eternità), qualcosa di nuovo (piccole magie nate quest'anno, intense, profonde, quasi intoccabili per la raggiunta perfezione), qualcosa di azzurro (uno sfondo terso, uno solo, ma riempiva dentro come un immenso cielo equatoriale); mancava qualcosa di prestato ed era davvero la celebrazione del matrimonio perfetto.
Per la terza volta in questo blog esce dal mio cuore l'emozione di aver rallentato, respirato, osservato, gustato, assaporato l'anima di Armodio. La prima dopo la Mostra di Palermo, con lo stupore della scoperta dell'eccellenza assoluta. La seconda dopo la visita al suo mondo, con il gioco della sua magia quotidiana. Ed ora una terza, mentre il suo cammino diventa rarefatto: sempre meno opere, mai bulimico, una tortura per chi vorrebbe cibarsene in abbondanza, ma proprio per questo unico in ogni suo velo di polvere, introvabile come una perla rara, saggio come le pagine dei suoi libri macchiati dal tempo.
Armodio che supera Armodio.
Armodio che tocca, ora, vette di pittura ieri impossibili anche solo da immaginare, elevando l'asticella verso l'estremo "oltre", come un velocista che abbatte puntualmente il suo stesso record, rasentando le leggi della fisica, in un susseguirsi di applausi e boati che nascono e già sono dimenticati, superati, oltrepassati.
Armodio che mette tutti d'accordo: ti abbandoni alla sua perfezione, e non sei più un collezionista, o un gallerista, o uno studioso, o un imprenditore, o un professore, o un impiegato, o un artigiano, o un uomo, o una donna, o un giovane, o un vecchio: sei parte di un qualcosa di più grande, sei parte di un unico organismo in contemplazione, sei parte di un tutto che tace, perchè non ci sono parole per descriverla che non siano già state usate, oppure suonino così banali, così incolori.
Armodio con le sue tavolette come piccole finestre che danno sull'infinito: ti ci affacci e dimentichi che hai lasciato l'ufficio nel caos. Che un incidente ha appena formato dieci chilometri di coda in autostrada. Che sei uscita dall'autostrada come si fa di norma in Veneto, dimenticandoti che adesso sei in Lombardia, e uscire dall'autostrada significa guidare imbottigliati a passo d'uomo fino a Milano, godendoti tutte le bellezze di Vimercate e dintorni, cantieri stradali compresi. Che alla fine ci hai messo quattro ore e un quarto per percorrere duecentoquaranta chilometri. Che tra poche ore dovrai rifare il percorso, a rovescio.
Armodio con le sue carte dai bordi irregolari e scuri come mappe di un tesoro misterioso, porose, avvolgenti, pervase da un fascino mai sfacciato: ti ci perdi dentro, alla ricerca di un particolare nascosto che sia solo tuo e di nessun altro, e dimentichi che ti sei messa per l'ennesima volta i tacchi troppo alti e prima o poi, inevitabilmente, sarai preda dei crampi. Che ti sentirai inadeguata e un po' impacciata rispetto a tutte le sventole milanesi, anche se mai abbandonerai il vessillo della sobrietà e dell'eleganza solo per mostrare qualche curva. Che ogni tuo briciolo di coscienza ti sussurrerà che quello non è il tuo mondo, e non lo sarà mai, perchè i sorrisi finti sono ogni volta per te come un pugno in pieno stomaco. Tu sei innamorata dell'arte, non del suo circo mediatico. Quello lo detesti, gossip compreso, perchè nelle nuvole il gossip non esiste. Le altezze di Armodio sono così vertiginose da poter ottenere le attenzioni solitamente riservate ai pittori dei secoli passati, astri luminosi della storia dell'arte italiana, visibili solo in Musei o Cattedrali (ormai patrimonio dell'intera umanità, o al limite di una nazione, mai solo di amici degli amici degli amici). Niente sorrisi a specchio, niente raccomandazioni, niente graduatorie di mondanità per i pittori defunti, solo il sudore degli studiosi ed i bisbigli di stupore degli spettatori nell'ombra. Lui, vivente umorista, attira stuoli di ammiratori d'elite, desiderosi ed in grado di ammassare agevolmente la sua perfezione a chili, a quintali, ignari nella loro voluttà di possesso che la perfezione va centellinata in grammi. E condivisa, perchè è in grado di migliorare il mondo, di sanare gli spiriti inquieti, di diffondere il profumo del bello.
Armodio che stringe mani importanti e arrossisce, perchè la perfezione è anche questa: saper restare semplici nella fama.
Armodio che stringe mani sconosciute e arrossisce, perchè la perfezione è anche questa: saper restare umili nella grandezza.
Armodio che, ancora una volta, mi apre gli occhi su una verità nuova, forse una favola antica da riscoprire.

4 commenti:

  1. sono veramente (positivamente) stupito e commosso per l'incipit... non pensavo di aver fatto tanto...
    comunque sono veramente felice che tutto questo che hai creato non sia finito in un cestino virtuale della rete.
    un abbraccio
    Michele

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    1. "Poichè nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora" (Kahlil Gibran)

      Non sai mai quanta rugiada può contenere una semplice mail... E ovviamente ricambio l'abbraccio!

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  2. Mi tuffo nelle emozioni che vibrano in questo bellissimo post, emozioni che condivido e mi unisco grata al tuo ringraziamento a Michele, che non conosco, ma al quale devo un sentito grazie per averti "convinta" a restare qui.
    Leggerti è un raffinato piacere ed è la luce che cerco sempre quando mi sembra che il web stia diventando troppo buio...
    Grazie..di tutto.. :) T.

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    1. Questa è la volta che mi commuovo... Grazie, T.
      E' vero, avevo disconnesso Trecose per un po' (e Michele mi ha beccato immediatamente!); forse è stata una reazione a certe frasi, a certi atteggiamenti, a certe ferite. O forse, più semplicemente, anche a causa del mio difficile momento professionale, mi sono sentita vuota e senza nulla da dire, da comunicare, da condividere. Poi però, riflettendoci e ripensando a parole sagge, ho compreso una grande verità: anche con il silenzio si comunica. Eccome.
      P.S. Compra un piccolo Scuffi con i treni, e ci troverai dentro me e Michele ad aspettarti :-)

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