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martedì 25 giugno 2013

Imprevedibili contraccolpi

A volte mi chiedo se è il caldo. Probabilmente anch’io, nelle giornate più torride, finisco per dire cose strane, sarà il caso che stia attenta, e mi morda la lingua prima, o che chieda conferma ai miei Clienti.
L’altro giorno ho sentito dire da Carlo Vanoni che l’arte non è emozione. Ma non l’ha detto a me, gomito a gomito durante uno degli Eventi Orler in cui ci si incontra un po’ tutti, in mezzo all’allegra caciara più o meno alcolica, tanto da lasciarmi il dubbio di aver capito male. L’ha detto in diretta, con la sua faccina seria e compunta tanto fascinosa, mentre presentava una notevole serie di Pinelli.
Ha detto testualmente che l’arte non è emozione, bensì linguaggio. E che non dobbiamo stupirci se quando tentiamo di rivendere quadri che avevamo comprato per un’emozione scopriamo che non valgono niente, perché l’emozione è personale e non si quantifica, quindi non è detto che il compratore “veda” e “senta” in quel quadro le stesse cose che ci abbiamo visto e sentito noi. Se invece ragioniamo secondo l’importanza dei linguaggi allora andiamo sul sicuro, è come la classica  metafora dell’assegno circolare che andava di moda tra i venditori Volkswagen.
Che poi, in linea di massima, potrei anche essere d’accordo con lui. In linea molto di massima. Perché Carlo non è mica uno scemo, assolutamente. Secondo il mio parere del tutto personale, trovo che tenda a celebrarsi un pochino troppo, o forse è solo bisogno di autostima, quando sciorina tutte le Fiere ed i Musei che frequenta manco fosse l’unico sul pianeta che viaggia negli States o che legge libri d’arte direttamente in lingua originale. Anzi, potrebbe anche essere facile preda di qualche stalker aeroportuale, visto che informa puntualmente i telespettatori Orler di ogni suo movimento in giro per l’Europa. Ma scemo non lo è, di sicuro. Le sue trasmissioni sono sempre estremamente gradevoli perché le imposta come fossero delle lezioni d’arte più che delle televendite, come lui stesso tende a sottolineare con enfasi “non sono qui per vendere quadri, ma per parlare d’arte con voi”, che detto così è bellissimo, se trascuriamo il particolare irrilevante che gli Orler campano vendendo quadri, e se io fossi uno di loro mi sentirei prurito sulle mani ogni volta che glielo sento dire. A volte faccio veloce zapping-on-line sulla sua pagina Facebook, quel tanto che io posso sbirciare non essendo registrata, e vedo che lancia sempre spunti, idee e provocazioni interessanti, con un suo seguito di affezionati che lo riempiono, giustamente, di complimenti, ed interagiscono con lui in modo intelligente. Poi, secondo me, giusto a naso, è tutta gente che non scucirà mai mezzo Euro per comprare un’opera d’arte (o perché sono tutti puliti come calzini o perché fa figo fare gli intellettuali), ma non è un mio problema, io vendo assicurazioni, non quadri.
Questa cosa dei linguaggi è vera, sacrosanta e giusta. Tra l’altro, soprattutto se parliamo del contemporaneo di mercato, cioè il cosiddetto “Post-War” con le sue sperimentazioni, che Carlo conosce bene e studia con passione e rigore (mi dicono, invece, che andando a ritroso nel tempo qualche strafalcione qua e là possa manifestarsi). E’ vera, sacrosanta e giusta, se ti rivolgi all’emiro in tunica bianca con in testa la tovaglietta a quadretti bianchi e rossi. Oppure al megamiliardario americano. O ancora al Pinault di turno, anzi al “Monsieur Pinault” come viene sempre chiamato quando lo citano a riferimento del collezionismo europeo con nome (Monsieur) e cognome (Pinault), un po’ come succedeva a Paolo-Beltramo-Dai-Box, che alla fine ha dovuto modificare anche il codice fiscale altrimenti non gli accreditavano più i contributi.
Cioè a quella gente che caccia in mano al proprio consulente qualche milioncino di dollari da spendere IN ARTE, ma vuole la certezza che l’investimento triplicherà; non vuole neanche sapere COSA il consulente comprerà, tutto va bene purchè sia qualitativamente eccellente ed abbia un valore intrinseco nel tempo. Esattamente come costruire grattacieli o gestire – che so io - scuderie di purosangue.
Il fatto è che a me qualcosa dice che questa gente non stia propriamente attaccata alla televisione per seguire le trasmissioni Orler. Davanti a Orler Channel ci sto io, l’uomo della strada. Magari ci sta anche l’imprenditore infinitamente più benestante di me, come quel signore simpaticone con cui ho chiacchierato durante una diretta e che era interessato (e intendo, che potenzialmente poteva davvero interessarsene!) ad un De Chirico da sei cifre, e la prima non era “uno”. Almeno cento volte più benestante di me. Eppure anche lui diceva mi piace, mi trasmette qualcosa, mi lascia a bocca aperta, mi parla, mi fa venire la pelle d’oca, mi emoziona insomma, benedetto il cielo!
Sentirmi dire “l’arte NON E’ emozione”, così, senza lasciare speranza a voi che entrate, drasticamente, in una afosa giornata di Giugno, a me che sopravvivo solo perché certe emozioni ancora esistono, tangibili come un abbraccio, a me che rappresento idealmente tutti coloro che fanno fatica a tirare avanti ma lo fanno perché c’è un “oltre”, a me che rifiuto di guardare il portafoglio quando c’è il cuore di mezzo, a me che so ancora innamorarmi perdutamente davanti ad un quadro, a me che fa stare bene sapere che c’è gente come me, a me che se un quadro è bello è bello e accidenti al resto, ha dato un fastidio da formicaio.
E, per la prima volta dopo anni, ho cambiato canale.

5 commenti:

  1. Ciao Paola
    come stai?
    Mi sei venuta in mente ieri sera riguardo a questo post. In tarda serata mi sono guardato il buon Vanoni. Stava presentando un'opera di Calzolari. E ad un certo punto ha detto: "eh sì perchè l'arte è linguaggio...".
    pausa
    "va beh, è anche emozione, certo...".
    mi sa che qualche Orler/ Orler's friend ti ha letto e ha cazziato Vanoni. Mi vedo dietro le telecamere ieri sera uno degli Orler che gli ha detto "dì che è anche emozione, mona!". ovviamente scherzo, ma mi diverterebbe se ci fosse un fondo di verità...
    un saluto
    Michele

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    1. Ciao Michele, bello risentirti...
      Un fondo di verità probabilmente c'è - eh eh eh - anche se sono convinta di non essere l'unica, nell'ultimo periodo, che "bacchetta" Carletto quando si auto-gasa un po' troppo. Pensa che durante l'ultimo recentissimo Speciale Scuffi domenicale (tanto per cambiare io ero casualmente là) ha ribadito di essere lì per vendere: "è inutile che mi facciate i complimenti per le lezioni d'arte, io sono un venditore!", o qualcosa del genere, aggiungendo "adesso non vado avanti e da qui non mi muovo finchè qualcuno non mi prenota questo quadro!". Ho intravisto un ghignetto sotto il baffo di Giuseppe...
      Un abbraccio (a proposito, guarda che Scuffi dopo l'estate espone alla Matalon!)

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  2. bella notizia questa del Matalon!
    uno spritz non te lo offrirò (a Milano fa pietà...), ma rimedieremo con qualche altro intruglio locale...
    ho guardato velocemente il sito, ma non ho visto indicate le date. spero solo non sia nella seconda metà di settembre perchè sarò fuori Italia...
    ciao ciao
    un abbraccio anche a te
    Michele

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    1. Notizie ufficiose: inizio di Ottobre alla Matalon e metà Novembre a Palermo... quindi il nostro intruglio milanese è assicurato (senza doppi sensi!). Buona estate!

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  3. ufficiale! 3 ottobre- 31 ottobre:
    http://www.visitamilano.it/turismo/eventi/index.html?id=63693&idbonsainode=99&urlp=Marcello_Scuffi._Una_questione_di_impegno_63693

    ciao!
    Michele

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