.

.

domenica 28 giugno 2015

Tre punti in solitudine

Punto primo: io sono un tipo abbastanza curioso, detto in senso positivo come si fa con i bambini quando cominciano a fare diecimila domande (se va bene, quando va male iniziano direttamente a smontare gli oggetti) perchè è arrivata quella smania di conoscere, di imparare, di sapere il perchè di tutto ciò che li circonda. 
Difficilmente è una smania che abbandona. 
Certo, arriva il punto in cui hai capito come si forma il ghiaccio o come nasce la pianta dal fagiolo (o, se sei compassionevole, hai capito che gli adulti a cui rivolgi le domande sono sul punto di collassare) e passi ad altro, con l'aiuto di tante enciclopedie, e abbondanza di libri di storia, di scienze, o anche solo di pura avventura (si imparavano un sacco di cose - dalla geografia all'usare i coltelli - dai libri di avventura), questo ovviamente nell'era pre-Internet in cui il bambino o l'adolescente curioso formavano il loro sapere dai libri. Adesso presumo che il web dia una grande mano, con tutti i suoi limiti (adesso è tutto troppo, come dire, "pronto all'uso"). Basta usarlo con intelligenza, quella che si presume abbia l'adolescente curioso.
Io amo curiosare nei Siti, nei Forum e nei Blog di argomenti che mi interessano, più ne trovo più sono contenta, soprattutto se ci leggo opinioni diverse dalle mie, giusto per mettermi un po' in discussione; conseguentemente la parte del leone, tra viaggi, libri, arredamento d'interni e un quid di sport, la fa l'arte (con tante scuse a tutte cose utilissime come il giardinaggio e la cucina, ad esempio, che lascio ad altri appassionati: io amo andare al ristorante e farmi regalare mazzi di fiori, passo direttamente alla fase finale senza avvertire alcun richiamo da parte di quella intermedia). 
Casco e ricasco spesso all'interno del Forum di Finanza On Line, FOL per gli amici, un Sito che definire sterminato è riduttivo: spazia con dovizia di informazioni e cognizione di causa all'interno di qualunque argomento di Finanza & Mercati. In effetti più o meno equiparabile al giardinaggio, per la sottoscritta. Ma poi ha il suo Forum, nel quale, insieme a discussioni su Mercati Europei, Forex, Immobiliare, Modelli di trading operativo (aaarghhh!) c'è quel piccantissimo "Investimenti in arte e collezionismo" che ha sempre discussioni intelligenti nelle quali piluccare, e questo indipendentemente dal fatto che, all'epoca del mio post su Cagnola, mi abbiano linkato dando a Trecose, piccolo Blog di provincia, una visibilità pazzesca, cosa per cui li ringrazierò ancora e ancora per molti anni a venire. 
Molte delle loro discussioni vertono, di riffa o di raffa, sulle televendite in generale e sugli Orler in particolare: sono tutti fan scatenati, al limite della venerazione, di Carletto Vanoni, di ciò che fa, che dice, e che presenta (e quindi, indirettamente, di Marco Orler, che è la sponda aziendale pro-Carlo). Spesso critici nei confronti di Dario Olivi, al quale riconoscono onestamente l'empatia persuasiva ma del quale detestano gli amori "artistici"; molte volte cattivelli verso Giovanni Faccenda, gli riservano epiteti poco piacevoli, senza considerare che invece, nell'ambito dell'azienda-Orler, Giovanni ha fatto il suo dovere come un bravo scolaretto e con un'umiltà mista a tenacia che nemmeno immaginavo possedesse: ha portato qualche nuovo nome che la famiglia aveva in mente di corteggiare da tempo, ha mosso un po' le acque della rivalità interna tra venditori (basilare per un'azienda commerciale, che nella calma piatta va a picco), ha riportato sulla bocca dei telespettatori alcuni nomi di scuderia caduti nel dimenticatoio, e ha venduto come un dannato cose quanto meno discutibili, facendo eufemisticamente molto spazio per roba nuova sugli scaffali. Forse a breve tornerà a fare quello per cui è nato e cresciuto (cioè lo studioso, per se stesso e per chi lo ascolta, del resto anch'io non ho mai fatto mistero di quanto preferissi il Faccenda "di prima"), ma di certo non ha rubato lo stipendio.
Poi, oltre ai "miei" Orler, i forumisti del FOL sono a dir poco scatenati su qualunque televenditore dell'etere italiano, da Willy Montini a Franco Boni, passando per ogni via intermedia percorribile. Tutto viene passato al dettaglio: frasi fatte, posture, tic ricorrenti e chi più ne ha più ne metta, culminando ovviamente con osservazioni a base di soda caustica sulle indicazioni di mercato e le opere proposte dalle varie televendite. In più di un'occasione, quando stava ancora da Cagnola, avevano fatto partire l'embolo a Roberto Porcelli, che li aveva ripresi pubblicamente, in diretta. Dei bambini dispettosi, insomma, alcuni sicuramente preparati (in senso storico ed artistico), altri solo appassionati, e comunque a me tutto sommato simpatici rispetto a coloro che li attaccano senza pietà (li attaccano perchè, per lo meno la maggior parte di loro, parla senza aver mai "rischiato del suo", senza aver scucito soldini per opere d'arte, lo si intuisce dai discorsi, e questo atteggiamento in effetti può non piacere, sa da troppa teoria e poca pratica). 
Però, cari signori, il loro Forum recita "Investimenti in arte e collezionismo", non si intitola "Parliamo di bei quadri che ci piacciano e ci emozionino"! E' un sito di Finanza, accidenti! C'è anche il sottotitolo della discussione che dice "Forum che raccoglie discussioni su forme di investimento alternative come collezionismo, opere d'arte", parlano anche di diamanti e orologi, ed è evidente che con queste premesse il monumento a Carlo Vanoni va fatto. Perchè Carlo Vanoni, spalleggiato da Marco Orler, è effettivamente l'unico televenditore in circolazione che si concentra sull'aspetto spudoratamente dell'investimento di mercato delle opere, corredato da dati tecnici, affinchè chi compra possa avere non dico la certezza (quella non c'è mai) ma almeno la speranza di non buttare via i propri soldi. Parla di linguaggi, di mercati esteri, di tendenze, esattamente come i forumisti del FOL, che spesso fanno nomi per me incomprensibili, tutti di gente che probabilmente non ha mai preso in mano un pennello in vita sua, ma che può muovere milioni di Euro semplicemente apponendo una firma su un cubo di plastica o sventrando animali morti.

Punto secondo: giusto un piccolo intermezzo prima di giungere al punto terzo, perchè c'è investimento e investimento, belli miei. Una cosa è un quadro che raddoppia il suo valore in qualche anno (e magari, eh, magari!), altra cosa è il colpaccio che ti permette di non lavorare più e di fare la bella vita per il resto dei tuoi giorni, cioè quello che, sotto sotto, se non è ipocrita spera ogni persona che va a caccia dell'"investimento". Se parliamo di persone normali, ovvio, non certo del Monsieur Pinault di turno o del Super Emiro che possiede ettari di deserto sopra a mari di petrolio, di quelli che basta soffiare via un po' di sabbia per veder affiorare la robaccia nerastra e appiccicosa. 
In questi ultimi periodi ci si riempie tanto la bocca (lo fanno tutti, lo facciamo tutti, e non ammetto repliche) dei vari exploit targati Boetti, Bonalumi, o anche Schifano, lui già qualche annetto fa. E parlo solo di Italia, perchè confesso la mia estrema e totale ignoranza su tutto ciò che sta fuori. Per esempio, guardiamo i "boettini" (i cinque per cinque lettere, o giù di lì), gli arazzetti che negli anni Novanta venivano venduti più o meno a cinque milioni di lire e adesso sui ventimila Euro. Sicuramente per chi li ha presi è stato un investimento da metterci la firma, parliamo di otto volte tanto, difficile trovare uno strumento finanziario simile. Ma, alla fin fine, ti ritrovi con una cosina da ventimila Euro (ti ci compri una Golf, e neanche tanto accessoriata). Per la mappona meravigliosa tre metri per due che in asta adesso fa il botto grosso dovevi comunque scucire bei soldi anche negli anni Novanta, ma dai! Comunque l'equivalente di un miniappartamento, magari non in centro, ma per uno che vive di stipendio e sogna il botto sono tanti, tantissimi soldi. 
Idem per gli Schifano quelli veri, storici, pensati e studiati, non le schifezze fatte a catena di montaggio in una notte, che si trovano in giro ora. 
Idem per i Bonalumi importanti, per anno e dimensione: Dario Olivi, in una trasmissione di poche settimane fa, commentava il caso di un risultato d'asta molto importante (vado a memoria, non crocifiggetemi se sbaglio, ma mi pare cifre sui duecentomila), per un pezzo che era passato da Orler agli albori dell'Euro a quarantamila. Ma quarantamila Euro nel 2002-2003 erano una paccata di soldi per un comune mortale, parliamo dai quattro ai cinque anni di stipendio. Al di là del rischio di comprare qualcosa che poteva un domani valere ma anche no, bisognava averli!
Per non parlare della variabile del mercato pazzo (o dei pazzi che lo manovrano, o dei pazzi come noi che ci credono), che - forse a causa di un sovraccarico di informazioni, di un cortocircuito di tecnologie, di una sovraesposizione di media più o meno virtuali - non storicizza più. Il nome consolidato, che ha una storia, una storia indubbia, una storia che non mente (potrei farne a decine), improvvisamente crolla, mentre sale a dismisura, ad esempio, "la terza scelta di un movimento artistico", per citare con deferenza Sua Maestà Mazzoleni quando ha rifiutato Turi Simeti. Non che io abbia nulla contro Turi Simeti, anzi, mi intrigano gli estroflessori, tutti quanti, sono lavori che mi piacciono anche esteticamente e non solo dal punto di vista della ricerca, ma sinceramente ero convinta che dopo Castellani e Bonalumi in quanto a mercato ci saremmo fermati. Ora arriva pure il quarto, allora di questo punto mi metto pure io a estroflettere, arriverò ottantasettesima ma un piatto di pasta lo porto a casa, mi evito la Caritas. 
Oppure tutta questa mania cinetica dilagante. A me sta bene che, nel ventunesimo secolo (ma già nel ventesimo), ci siano tanti nuovi linguaggi su cui puntare, ci siano espressioni artistiche che hanno rinnegato la pittura da considerare. Ma almeno, guardiamo a chi ha INVENTATO qualcosa, non a chi la ripete... Anche io mi arrabbio quando sento l'Eterno Ignorante (ci sarà sempre l'Eterno Ignorante) criticare Lucio Fontana e dire "potevo farlo anche io": il fatto è che l'ha fatto lui, però, non tu. E il mondo è cambiato, parliamo di circa sessant'anni fa. Un genio. Non bello da vedere in senso stretto (una tela monocolore con dei buchi?? Ehi!), ma un GENIO. Basta al concetto di arte=bello, parliamo d'altro, parliamo d'OLTRE. Un genio. Ma che senso avrebbe fare qualcosa di simile, ancora, ADESSO??
E poi, quello stesso mercato che, spesso a tavolino, porta a fare Dama sulla scacchiera chi vuole lui (la Dama, quella che può andare sia avanti che indietro, occhio!), quante pedine sacrifica per strada?

Punto terzo: cancellate cortesemente i punti Uno e Due. A parte i ragazzi del FOL, che mi stanno simpatici, e chi vive di Mercato per lavoro, e se ne ha davvero le competenze è giusto e sacrosanto che cerchi di consigliare al meglio i suoi ricchi clienti che vogliono veder crescere i loro ricchi capitali, anche facendo comprare sconosciuti artisti dell'Idaho o delle Isole Vanuatu come investimento alternativo alla Borsa. 
Vi prego, rassicuratemi: ma c'è ancora qualcuno in Italia, la culla dell'arte tradizionale, il paese del bello assoluto (di Caravaggio, di Michelangelo, di Raffaello, di Tiziano, ma anche di Modigliani o di Boldini, giusto per fare un balzo in avanti di qualche secolo), che compra quadri solo per il piacere di averli in casa, senza sperare necessariamente di farci i milioni? Che vuole avere un PEZZO DI PITTURA (altrimenti tanto vale prendersi un bel poster), fatto da uno bravo, perchè lo fa star bene e basta? Uno che preferisca destinare un importo diciamo equivalente a quanto spenderebbe per fare due settimane di vacanza in pieno Ferragosto, per poter sorridere, respirare e sognare per tutte le altre cinquanta settimane?
Fermo il discorso del Mercato Pazzo di prima, io sono convinta che praticamente tutto ciò che ho comprato, negli ultimi sei anni, in arte, non mi cambierà la vita. Non ho nulla che possa fare il colpaccio, diciamo che sono abbastanza sicura che alcuni pezzi terranno il loro valore, perchè parliamo di artisti veri, artisti di come io, in modo assolutamente personale e passibile di critica, intendo l'essere ARTISTA per il tempo in cui viviamo: uno che abbia inventato qualcosa, per primo, e abbia superato lo scoglio di diventare "globale". 
Gianfranco Meggiato per esempio, meraviglioso (non mi ripeto, basta leggere qui http://trecose.blogspot.it/2014/08/meggiato-istinto-e-ragione.html). Ma ho una sfera da ventisette, mica una sberla da due metri. 
Anche Rabarama, a suo modo, per quanto in Italia tanti giochino al massacro con lei (invidia perchè è donna e pure gnocca?); secondo me ha intrapreso la strada giusta e si sa promuovere alla grande, con le partecipazioni nei luoghi che "contano", le campagne in difesa dell'oceano e dei delfini, piuttosto che la lotta all'omofobia, che tanta presa hanno nei cuori dei grandi filantropi americani (noti collezionisti). E poi per prima ha dipinto il bronzo, con un'armonia unica di forme e colori, e una ricerca sull'identità scritta sulla pelle che nessuno aveva mai affrontato. Ieri sera era presente da Orler all'evento in onore di Cesare Berlingeri, era seduta proprio dietro di me, e le ho mostrato le foto delle sue tre bambine che sono diventate mie, da anni. Le riconosce ancora, le chiama per nome! 
A proposito, anche in Cesare Berlingeri credo moltissimo, un altro grande, di immenso talento e immensa cultura (http://trecose.blogspot.it/2012/12/serata-di-stelle.html). Ma ciò che ho di suo non sarà mai il pezzo museale che mi eviterà di lavorare fino alla lontanissima e magra pensione decisa dai nostri legislatori. Neanche Salvatore Emblema, che però - lo ammetto - oggi mi ha già dato un'enorme soddisfazione e si è preso la giornata, perchè per la prima volta è apparso, un unico pezzo solitario, nella diretta di Dario Olivi, l'ultima prima delle ferie, ed è stato preso subito, a una cifra che non faceva spavento, ma nemmeno ridere. Emblema da Orler: è caduto un muro, adesso sono davvero curiosissima...   
E gli altri? Che dire di Armodio, in assoluto la mano divina nè più nè meno di come Messi nel suo ne è il piede, cesello puro, perfezione suprema, ma troppo di nicchia, troppo settoriale (soprattutto finchè continuerà ad evitare le aste come la peste, e a preferire le Mostre, meravigliose Mostre dove gli ammiratori vanno per dire ooooh, ma non per comprare). A mio parere il botto non lo farà mai, e magari è giusto così, perchè sarebbe un uniformarsi alla massa di chi ci prova, lui che massa non è. E allora? Perdersi in una sua tavoletta è come abbeverarsi alla fonte della giovinezza. 
Che dire di Celiberti, della sua storia dolorosa e profonda, che dire di Licata, di Xavier Bueno? Basta, per una volta, parlare di denaro! 
Io nella stanza da bagno, quella grande, dove mi faccio la doccia quando ho voglia di un po' di spazio in più (perchè anche lì ci sono quadri, a casa mia, il bello non lo puoi limitare), ho una marina di Marcello Scuffi, che è un caro amico e anche uno dei pittori tecnicamente più completi che l'Italia abbia tra i viventi. Ha raggiunto con costanza, passione e umiltà negli anni quel suo coefficiente quattro (mi fa orrore solo dirlo) che regge anche nelle aste di Ebay, ma di certo i ragazzi del FOL ci ridono sopra. Giustamente, dal loro punto di vista, credo; nemmeno io lo consiglierei se uno mi deve smobilitare delle azioni. A fianco a quella marina c'è un quadro di Nino Tirinnanzi, con una luce di meriggio spaventosa, che profuma da solo. Un altro che di certo non diventerà mai il Warhol de noantri, nonostante gli sforzi. Però io, quando esco dalla doccia, prima ancora di prendere l'asciugamano, per una frazione di secondo posso decidere se appoggiare i piedi nudi sulla sabbia della Versilia piuttosto che sull'erba della campagna del Chianti, appena tagliata magari, che ancora sprigiona quell'odore particolare, e lo faccio davvero, ad occhi chiusi. Mi ci perdo dentro, ad occhi chiusi, senza asciugamano. 
E NON HA PREZZO.