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venerdì 25 dicembre 2015

Ritorno al silenzio - prima parte

All'inizio mi era balenata per la testa l'idea di cominciare con qualcosa tipo "Cari amici vicini e lontani"; insomma, suppergiù. Però è pur sempre la frase famosa di un morto, magari non mi porta bene, e io invece voglio tanto che questo ultimo post abbia una buona, bella stella sopra, una stella con la coda luminosa, che fa tanto natalizio. 
Ultimo, sì, almeno per questa prima parte della mia vita, anche perchè non aveva senso lasciare Trecose lì tutto solo a languire, in uno stagno d'inedia, dopo quell'estivo post fugace con le fotografie dei cartelli strani. Io sono una molto meticolosa, mi piacciono le cose fatte bene: dopo tutto, Trecose è nato il giorno di Natale di quattro anni fa, per permettere alla mia vena scrittoria di lacerarsi e fluire fuori impetuosamente, portando con sè, fuori, anche qualche chilo di malinconie, tristezze, delusioni & affini. Trovo particolarmente simbolico riuscire a pre-pensionarlo (di questi tempi, una vera fortuna!) esattamente un nuovo giorno di Natale.
Che poi, a dirla tutta, visto che sono partita a ruota libera e parlo col cuore in mano, è come un cerchio che si chiude, in tutti i sensi ed i segnali del caso: l'avevo aperto a causa di una persona a cui avevo dato molto e che mi aveva ferito molto (scusate se rido, ero IO un'altra persona all'epoca,  se mi ricapitasse adesso la stessa situazione farei spallucce e lustrerei la corazza... anche se non sono sicura che sia un bene, per quanto inevitabile, diventare così cinici con l'età), e che da quel momento lì non avevo più rivista nè sentita. Fino a poche settimane fa. 
C'è stato giusto un rapido scambio di messaggi via Whatsapp (nemmeno Whatsapp esisteva diffusamente qua da noi, quattro anni fa) perchè la sua vita è giunta ad una svolta, ed evidentemente ha ancora il mio numero, come del resto io ancora ho il suo, senza fare gli ipocriti. Quattro frasi di convenienza (usa ancora sempre le stesse parole, ho notato, "ti" abbraccio, "ti" bacio, così personali e probabilmente così copia/incolla), quattro in croce, sul tempo, su figli e nipoti, sul futuro, che mi hanno fatto passare davanti agli occhi quattro anni in un attimo, velocissimi: li ho proprio visti a fotogrammi, come una pellicola da film sfumata sui bordi, come raccontano quelli che sono stati dichiarati clinicamente morti per un momento e poi sono stati acciuffati per i capelli e ricondotti alla vita. Il male cane che provavo, la decisione di mettermi a scrivere in un diario on-line, io che il computer lo odio e a parte Word e poco altro neanche so come si usa, la mia anima che ne esce fuori, i primi lettori incuriositi, le prime condivisioni, e poi improvvisamente quel lieve rigagnolo è diventato un fiume in piena, dentro di me. 
Dal punto di vista professionale, pian pianino è iniziata una mezza catastrofe (mica solo mia, è la stessa che ha colpito tutti i professionisti dei servizi negli ultimissimi anni, dopo che nei precedenti erano stati colpiti produzione e commercio, ma del resto è una ruota e si sapeva che doveva arrivare anche a noi, mica siamo l'oasi felice). Una mezza catastrofe che ha portato ad uno sprofondamento drastico e a decisioni importanti, dolorose. 
Dal punto di vista della mia passione per l'arte, al contrario, un'impennata vorticosa: Giovanni Faccenda che scopre che so scrivere, che pubblica roba scritta da me, che mi fa conoscere Armodio (ad esempio, ma non solo), l'Annamaria Brizzi che in diretta TV dice che mi sente come un'amica pur non conoscendomi, e poi quel famigerato post sulla mia avventura con Cagnola, che ha fatto un gran  casino in giro per mezza Italia, e per chi continua a chiedersi se hanno sporto denuncia: no, non hanno sporto denuncia, almeno non fino ad ora, ma dubito che possano farlo visto che ho scritto verità inconfutabili e comprovate. L'importante è cercare di essere corretti e divertenti, e mai polemici o rancorosi, comunque. La polemica e il rancore attirano gli avvocati come topolini sul grana grattugiato. Di sicuro un po' mi dispiace, perchè hanno avuto cosette interessanti, nel tempo, da Cagnola, ma non me la sono più sentita di alzare il telefono per farmi portare a casa qualcosa, credo che il mio nome sia finito in cima alla loro Lista Nera, come quella che hanno ben in vista i ragazzi dei tappeti da Orler, per la gente che ti fa andare dal Veneto fino in Provincia di Agrigento per poi dirti che "il tappeto è troppo blu" oppure "no, grazie, ma in salotto non ci sta" (misurarlo sempre prima, il salotto, magari!). 
L'arte che diventa la tua vita, la tua vita che diventa arte. Conoscere gente che mai avresti pensato, uno fra tutti il Maestro Franco Ristori da Firenze, uno generoso, uno che è in grado di cambiartela, la vita, se glielo lasci fare, con un filino di follia. E poi tanti commenti, veramente tanti, sia da gente sensibile e preparata come da chi non sa dove abiti il rispetto (e i congiuntivi), ma se ci siamo incrociati in un determinato punto e in un determinato momento delle nostre vite, anche con gli sgrammaticati, un motivo c'era, ed è stato bello così. Conservo il libro sulla vita di Schifano che mi ha regalato, facendomelo arrivare a sorpresa in ufficio, il primo Natale, Michele (che ora immagino chissà dove all'estero, come quasi tutti quei bei cervelli italiani di trent'anni), così come i tre libri del fine pensatore Antimo Mascaretti, che un pochino invidio, perchè anche se con sofferenza lui può davvero (per età, possibilità, situazioni) scegliere di isolarsi dal mondo e vivere di pittura e di rose, mentre io no, almeno così dice la Busta Arancione.
Anche se io e la persona dei Quattro Anni e delle Quattro Frasi, con ogni probabilità, non ci risentiremo più (quanto meno per i prossimi quattro, questo è sicuro), a quel punto ho realizzato che era ora di chiudere una porta. Non è detto che non ne aprirò un'altra, un giorno, anzi, direi per certo che lo farò, sotto un'altra veste. Ma questa qui andava chiusa, principalmente per due motivi che voglio spiegare bene a chi mi legge e ha pazienza, per capire che non è una decisione presa con leggerezza, ma ci ho riflettuto sopra. 
Innanzitutto, premetto che non potrei mai lasciare Trecose in mano ad altri. Dico questo perchè qualche mese fa si è aggiunta tra i miei Lettori Fissi una signora incredibile che si chiama Nella Crosiglia, di cui io peraltro non sapevo manco l'esistenza (e ci mancherebbe, noi blogger siamo milioni, e presumo che abbiamo tutti vite molto impegnate); è tipica del mondo dei blogger 'sta cosa: tu mi incroci, mi commenti, ti iscrivi tra i miei lettori, mi inviti a leggere il tuo Blog, e io ricambio e mi iscrivo tra i tuoi. Di solito la cosa finisce più o meno qua. Ma siccome io sono curiosa e testarda come una scimmietta, il "di solito" mica mi basta. Sono andata a cercare per il web chi cavolo fosse Nella Crosiglia, lei e il suo smodato amore per i cani, soprattutto quelli soli e tristi nei canili, e per la musica di ogni tempo (un connubio pazzesco e intrigante, e parla una che scrive di assicurazioni e di arte!), lei che ha ben oltre millecinquecento - vederlo scritto per esteso fa un certo effetto, eh - Lettori Fissi, che non sono propriamente come gli amici virtuali di Facebook, sono gente-che-legge-e-scrive-e-pensa. E lo fa CON TE. Un numero impressionante, meritava accurate ricerche; ho così scoperto che il suo Blog in realtà non era suo fin dall'inizio. L'ha "ereditato" da un'altra signora che non lo poteva/voleva portare avanti, che lo stava insomma lasciando morire d'inedia, che lo trascurava, perchè sono cose che capitano, se non hai una minima quantità di ore al giorno da dedicarci. 
Nella l'ha preso con sè, come un cucciolo da un canile, l'ha fatto crescere in maniera spaventosa, e senza cambiargli nome; semplicemente, travasando se stessa dentro quel che già c'era. Se da un lato ammiro il suo risultato, dall'altro mi fa tremare: io non potrei mai, e sottolineo mai, lasciare la mia creatura in mani altrui. Chissà se sono io che sbaglio, magari anche sì. 
Però è giusto il ragionamento: se non lo coltivi, o lo lasci a qualcuno o lo chiudi. E qui veniamo al punto: come tenere aperto un Blog che si chiama TRE-Cose-che-so se sparisce la prima delle tre? Impossibile. 
Notizia bomba, ad ogni modo; pare che ci stia riuscendo, e lo dico incrociando le dita, perchè non abbiamo ancora firmato niente, però direi che siamo a buon punto. Lo sviluppo della cosa è stato strano e buffo: era ben oltre un anno che avevo ufficialmente chiesto alla mia Mandante se aveva bisogno di un Agente da qualche altra parte, perchè valutavo seriamente l'idea di andarmene da questo Veneto uggioso, arrabbiato, perennemente di corsa e insoddisfatto, ma il mio Ispettore Commerciale - che non è più Zelig, per chi si ricorda dei miei post con Zelig, ma un distinto, pacato signore dalle tempie bianche e dal cuore gentile - credo ritenendo di farmi complimento gradito, mi aveva risposto che preferiva non perdermi - io Agente così bravo e onesto - dalla sua zona operativa (alle tempie bianche e ai cuori gentili noi Agenti perdoniamo qualche pietosa bugia). 
A volte le Mandanti non riflettono bene sul fatto che, se ti chiedo di trasferirmi altrove e mi dici di no, finisce che vado via lo stesso e magari sotto un'altra Mandante. Io sono andata ben oltre: non voglio più sentir parlare di assicurazioni. Misura colma, strabordante. Direi che si capiva abbondantemente, dai miei ultimi post in materia: potrei tirare avanti un annetto o due, ma visto che la mia Busta Arancione pone l'asticella diciamo tra più o meno un ventennio, dovevo dire basta. 
Basta a un mondo di iper-burocrati che ti spalma dieci circolari in ostrogoto a settimana, e ti parla e ti aiuta solo ed esclusivamente via ticket informatici. Basta a un settore in cui l'Assicuratore è sempre il cattivo e il Cliente sempre il buono, che anche per una questione di statistica non è possibile, o suvvia! Basta alle Compagnie, da un lato, che straripano di soldi per eventi, sponsorizzazioni e pubblicità, e poi cavillano sui cento Euro di un sinistro che ti fa perdere il Cliente. E basta, dall'altro lato, al Cliente che pur non capendo un'emerita cippa di assicurazioni (me lo tatuerei col sangue e lo ripeto: il 90% delle persone con cui parlo di assicurazioni e che crede di sapere tutto di assicurazioni in realtà infila una boiata dietro l'altra, un luogo comune dietro l'altro) si erge a so-tutto-io e rifiuta di affidarsi a un professionista serio. Basta all'Esperto. Basta a quelli della tiritera "c'è la crisi" per lacrimare sui dieci Euro di sconto, che poi trovi nel resort di lusso. Basta a chi si lamenta che i figli non trovano lavoro, ma poi fa tutto on-line (allora i tuoi figli falli assumere da Amazon e stai zitta, bella mia). Basta ai cialtroni, che quando ti sei sbattuta tre giorni di telefonate e un richiamo formale dal tuo Ufficio Sinistri per incaricare il Perito la notte di Natale, neanche capiscono di cosa parli e ti dicono che il carrozziere si è appena trasferito dall'altra parte della città. Basta alla cultura del risparmio a tutti i costi, che uccide la cultura della previdenza e della prevenzione.
Se tutto va come deve, tra due-tre mesi la mia Agenzia verrà accorpata in un'unica, grande realtà, assieme ad altre due. Mi do un anno di tempo, dodici-mesi-dodici, l'ho promesso ad una persona che se lo merita, una persona che ha ancora dei valori come i miei: una faccia di cui non vergognarsi e da mettere sempre sul piatto, unitamente all'impegno, e alla serietà. Una persona che, pur non conoscendomi, mi ha detto: "Lo faccio perchè credo che se io ti aiuto a realizzare questo tuo sogno, forse un giorno incontrerò qualcuno che mi aiuterà a realizzare il mio", e a quel punto io gli avrei messo in mano le chiavi di casa, non solo dell'Agenzia.
Il prossimo, sarà un anno in cui cercherò di fare in modo che i miei Clienti più cari si affezionino a queste persone nuove, e possano - un domani - dimenticarmi, anche se in fondo solo a pensarlo mi fa venire da piangere. Un anno in cui cercherò di trasmettere tutto lo scibile che ho maturato in venticinque anni di gestione agenziale (uno scibile molto prezioso, di questi tempi, un sapere che va oltre la mera vendita) ad una decina di signorine volonterose ma disorganizzate, per vedere se magari, tra di loro, trovo un paio di "me" da far crescere. Che sfida. Mi stancherò come una bestia ma probabilmente mi divertirò anche. E poi si vedrà, se dovesse tornarmi la voglia potrei anche decidere di ripensarci e restare. Per ora la vedo dura, e se togliamo una zampetta delle tre al tavolino di Trecose quello viene giù. 
E adesso passiamo alla seconda zampetta.

4 commenti:

  1. Attendo le prossime due zampette, ma l'attesa sarà malinconica visto l'annuncio che la prima ha portato con sé.

    p.s. sono del tuo stesso parere: non si può lasciare il blog in mani altrui, indipendentemente dall'abilità delle mani ereditiere.

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    1. Sapevo che avresti capito. Scegliere a chi lasciare l'Agenzia è stato già del suo abbastanza lacerante (parliamo di persone, di visi, di vite), ma con il Blog non potrei mai (in fondo, si tratta del mio cuore!).

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  2. buongiorno Mariquita, leggendo il tuo post si evince che hai una certa esperienza del mondo dell'arte e in particolare delle televendite di opere d'arte. Vorrei chiederti qualche utile suggerimento riguardo alla galleria d'arte Alessandro Orlando avendo io recentemente effettuato un acquisto di un piatto di ROSSICONE dipinto da KODRA e di un quadro di SCIACCA . Ti esprimo subito che ho mille dubbi sull'autenticita' delle opere nonostante ALESSANDRO ORLANDO le garantisce con unA dichiarazione scritta fatta ai sensi degli articoli di legge .....bla bla bla....
    Mi posso fidare di lui e delle sue opere.....che vende cmq a prezzi inferiori o come dice lui piccoli.....?
    GRAZIE

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    1. Gentile Romina, non credo di essere la persona più indicata per darle adeguate risposte. Nel modo più assoluto.
      L'abbraccio per la fiducia.

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